venerdì 15 giugno 2018

Artisti non abbiate paura di essere sovversivi!




Abbiamo visto in precedenza quanto l'arte, se vuole tornare ai fasti di un tempo, deve accettare parte delle regole economiche, comunicative e persino estetiche dettate dai media e dai social media. Tutto ciò è legato solo al successo e al benessere dell'artista? Diviene importante soltanto per dare all'arte una posizione nelle abitudini sociali della popolazione italiana e non?

Niente affatto! L'arte dovrebbe imporsi alla stregua di una moda o ancora meglio di una tendenza per il suo valore intrinseco ossia la sua natura rivoluzionaria. Il teatro, la pittura etc. sono strumenti di analisi del reale e se l'artista vuole, e deve volerlo, può essere una fabbrica di strumenti atti al cambiamento, mezzi messi a disposizione del pubblico che in questo modo poi torna a coincidere col popolo. Insomma rendere l'arte fruibile significa dare ai più, specie a chi non ha strumenti profondi di comprensione, la possibilità di capire per davvero ciò che non va nella propria contemporaneità e soluzioni concrete per poter riparare queste falle. La vera sovversione estetica dunque non è realizzare un'arte elitaria, autoreferenziale, difficile da comprendere. La commerciabilità, la fruibilità ... questa è la vera rivoluzione!

L'arte deve essere democratica se vuole essere per davvero impegnata! Per carità può anche avere altri obiettivi, scegliere di guadagnare poco e ancor di più piacere ad un pubblico selezionato. Ed è anche vero il contrario, nel senso che si può scegliere liberamente di piacere ad un pubblico ampio col solo scopo di guadagnare, realizzando i prodotti cosiddetti commerciali. In entrambi i casi però ci si chiede a pro di che? Quali benefici comporta un'arte incomprensibile o viceversa totalmente legata al gusto del momento, vuota di qualsiasi scopo e di qualsivoglia contenuto sociale? Nessuno ma comunque è giusto che in una società ci sia, per i fruitori, la possibilità di scelta. Mi riferisco però sopratutto a quell'intellighenzia intransigente che ritiene "arte" solo quella impegnata ed elitaria. Trovo inconcepibile che qualsiasi prodotto pittorico, musicale, cinematografico per quanto di consumo, non debba essere definito con questo termine ed ancor di più non dovrebbe esistere, perché non risponde a certi canoni.

Tutto ciò che esiste merita di esserci per il semplice fatto di essere stato concepito e sopratutto realizzato. Perché l'arte è prodotto umano, dunque è frutto del popolo e a questi deve ritornare. Il popolo è un agglomerato di tanti tipi di persone e per tale ragione che troviamo tanti generi di film, di musica e così discorrendo. Ora però andiamo al nocciolo della questione. Per quanto dunque abbia premesso l'importanza dell'assoluta varietà dei prodotti artistici, ritengo che ad oggi, la nostra situazione sociale, economica e politica dovrebbe spingere gli artisti presenti ma sopratutto quelli emergenti, le voci estetiche future, ad un'arte radicalmente sovversiva.

Il sistema attuale è marcio sotto troppi punti di vista. Vi sono tanti problemi e dunque tanto bisogno di soluzioni ma ancor di più di stimolare le persone ad agire, facendole capire che loro possono fare e che non tutto sia perduto. Se volessi poi addirittura valicare i confini italiani potremmo discutere di problematiche globali quali l'inquinamento su cui pure bisogna ragionare ma ancor di più far adottare alle persone le abitudini giuste.

Si ha dunque una gran possibilità: aizzare il pubblico. Per farlo non bisogna avere paura nel sostenere idee ed atteggiamenti sovversivi, nuovi e con modalità forte e politicamente scorretto. Perché ad oggi bisogna scuotere l'opinione pubblica affinché questa decida di discutere di determinati argomenti. Siamo nella società della chiacchiera ed è necessario che lo scalpore spinga a far fuoriuscire certi problemi e certe soluzioni con i rispettivi sostenitori e antagonisti.

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