Ad oggi il settore dell'arte è in crisi. C'è il crollo della
vendita dei libri, dell'acquisto dei biglietti del cinema, i teatri e i musei
sono vuoti. Qual è il problema? Il fatto che tanti ragazzi facciano chilometri
e spendano tutti i loro risparmi per andare ad un concerto di qualche artista
pop, ma non fanno neppure due centimetri per recarsi al museo sotto casa, il
fatto che diano tanto e subito a pochi e selezionati fortunati, mentre ad oggi
tanti esponenti dei vari settori, vivono in complesse situazioni economiche,
deve farci riflettere.
Ed usare argomentazioni trite e ritrite quali l'abbassamento
del livello culturale delle persone e nello specifico dei "giovani
d'oggi" significa solo trovare scuse che non portano ad una soluzione.
Così come credere e dire che esiste un'arte di serie A e un'arte di serie Z che
per tale ragione piace a tutti o ancora che esistano artisti troppo
"elevati" e dunque difficili da capire ed altri che semplicemente
seguono le mode. Qualcosa di più concreto alla base c'è che non sta funzionando
a dovere e che dovrebbe invece andare diversamente.
Se però partiamo da una tesi che un tempo era assai diffusa
e che col tempo è entrata in crisi, così come in futuro spariranno le scusanti
su elencate, potremmo in realtà trovare una risposta. Qualche tempo fa in tanti
si sgolavano nel dire che le moderne tecnologie erano la causa principale della
crisi dell'arte. Una teoria che affonda le sue radici nel '900 e che tutto
sommato ha retto fino ai giorni d'oggi. Se un tempo si diceva che le persone ad
un quadro preferivano la fotografia perché più veloce e tecnicamente più
precisa o ancora che andare a visitare una città era diventato noioso perché
tanto la si poteva vedere architettonicamente ogni giorno tramite cartolina,
fino a qualche mese fa, e c'è chi lo fa tutt'ora, ci si lamentava del fatto che
nessuno va al cinema perché tanto i film si possono trovare in streaming,
scaricare o ancora farseli prestare da qualche amico più facoltoso in DVD,
chiunque può trovare su internet una riproduzione digitale della Gioconda e
ancora che nessuno compra più album musicali perché ascolta le canzoni tramite
YouTube.
L'esempio che ho posto all'inizio però sgretola ognuno di
questi riferimenti. Ripeto. Un fan di Katy Perry, anche se non vive una condizione
economica adeguata, pur di mettere soldi da parte ogni giorno, sceglie di
investire gran parte del proprio tempo, denaro ed energie fisiche per recarsi
ad un concerto di questa star, magari in una gran capitale europea. Eppure non
va al cinema o almeno non lo fa così spesso. Che cosa sta accadendo? Quella
stessa persona ogni giorno ascolta le canzoni del suo beniamino eppure sente
l'impulso irrefrenabile di recarsi ad un suo live, col fatto che magari dal
vivo l'artista in questione potrebbe anche rendere diversamente! Perché un
brano in versione studio è retto da tecnologie irriproducibili dal vivo.
Dunque cosa spinge quella persona a fare una cosa del
genere? E perché un bel film al cinema, quindi con un supporto tecnologico
migliore, non riesce ad attivare lo stesso impulso irrefrenabile? La ragione è
la seguente: tra il cantante nazional popolare e il suo fan si è creato un
rapporto libidico. E ancora. Cinema e musica ad oggi hanno creato un rapporto
libidico maggiore rispetto a pittura, scultura, teatro e scrittura. E ancora.
Nessun addetto ai lavori, artista, critico, organizzatore, produttore
televisivo e chi più ne ha più ne metta ha avuto la lungimiranza di creare
"la moda della cultura", "la tendenza dell'arte", il "
l'arte e la cultura ti fanno figo" andando quindi al di là del proprio
orticello. Non sono riusciti a creare delle abitudini sociali annesse al
consumo di arte e cultura in generale! Ed uso quest'ultima espressione per
spegnere una volta e per tutte quella guerra tra poveri che vede scontrarsi gli
artisti "impegnati" e quelli "nazional popolari". In realtà
ad oggi anche i cantanti pop, gli attori di serie tv e così discorrendo, non
riescono più a creare quel rapporto di cui sopra.
Chiariamo una cosa. Per rapporto libidico intendo quel
legame profondo che si va a creare fra artista e pubblico. Quell'interesse tale
per cui un individuo cerca tutti i giorni informazioni a riguardo, sperando di
essere il primo a sapere ogni cosa, relazione che si traduce anche in una
curiosità morbosa e che questa ben venga, se riesce a dissipare l'apatia
generale in cui siamo piombati oggi. E il rapporto libidico va a crearsi anche
verso una categoria. "Il patito di ... " per intenderci. Ed oggi
questi "appassionati" sono sempre più rari. Oggi si segue tutto e un
po' e lo si fa male. E in realtà, in questo caso, si potrebbero seguire più
cose, scoprendo nuove forme di espressione non verbale, riuscendo comunque a
dare a tutti il giusto peso, se si riuscisse a creare questo rapporto libidico.
E come si crea? Torniamo al nostro artistone pop. Le moderne
tecnologie, inquisite dai sacerdoti del rigore culturale, invece di danneggiare
l'arte ad oggi hanno fatto in modo che sopravvivesse alla crisi sociale che
stiamo vivendo. Perché se adesso c'è ancora un minimo di movimento economico in
ambienti artistici, lo si deve al grande sforzo, totalmente fazioso per carità,
che i media hanno realizzato per promuovere ma prima ancora per creare
personaggi.
Perché, è qui che si spiega questo nesso profondo fra arte e
televisione, fra cultura e internet, fra scrittori, poeti, cantanti e salotti
televisivi, canali YouTube e pagine Facebook, per quanto lo si voglia negare,
da sempre il pubblico si lega al personaggio e a ciò che trasmette. Ed è un
procedimento psicologico che non lo si può negare, perché significherebbe
cancellare con un colpo di spugna l'anima umana. Se una persona incuriosisce la
si ascolta con più attenzione. E ancora un insegnate di una materia complessa
può attirare l'attenzione di più studenti rispetto ad un altro che magari ha da
trasmettere anche qualcosa di più semplice perché il primo ha una comunicazione
migliore, sa creare un rapporto più diretto con gli studenti ed ha capacità
performative migliori.
E quest'immagine non la crea internet, coi suoi video, le
sue storie, le sue curiosità? Non la crea la televisione con le proprie
interviste, con gli episodi chiacchierati che diventano virali, grazie ai
social media? E allora se vogliamo trovare un colpevole, facciamolo, ma
facciamolo bene. Perché qui ci sono due grandi responsabili.
Da un lato ci sono i media che, per varie ragioni, scelgono
di dare spazio a pochi artisti e solo ad alcuni settori. Rendiamo anche il
teatro virale, creiamo un fenomeno sulla scrittura, scateniamo la curiosità
delle persone sull'arte e sulla cultura, trasmettendola però con leggerezza,
con linguaggio ed atteggiamenti accessibili, facendo capire che di base non è
vero che certe discipline certi generi
siano così pesanti, impegnativi ed inaccessibili.
Certi modi di fare pubblicità a volte causano più danno che
altro, così come certi modi di parlare, quando accade, di arte in tv..
Immaginate il solito spot di una raccolta di libri o di una mostra in città.
Quante probabilità ci sono che venga trasmesso con le solite note d'arpe di
sottofondo e con la solita voce delicata che invita ad "arricchire se
stessi" prendendo parte a questo evento o acquistando questo libro.
Nulla di più sbagliato. Sarebbe di gran lunga più giusto
invitare scrittori in tv, su argomenti attuali, con tutte le loro stravaganze,
con tutti i loro pregi e difetti, fare in modo che le loro discussioni girino
sul web, scatenando una reazione pubblica, di chi è favorevole e chi non lo è.
E lo stesso vale per l'arte pittorica, il teatro, la drammaturgia e così discorrendo.
Insomma sfruttando il potenziale dei media contemporanei, generando un
interesse verso queste figure spesso tacciate di essere noiose,
intellettualoide e poco interessanti. Invece in questo modo emergerebbe il lato
"pop" del fare arte e si creerebbero momenti di emulazione.
Dunque la tv (e non solo) può e deve aiutare l'arte. Ed
eccoci giunti al secondo responsabile ossia all'artista contemporaneo. Perché è
paradossale lamentarsi della scarsa attenzione rivolta all'arte se si produce
qualcosa di troppo inaccessibile, con un linguaggio inutilmente elitario,
dimenticandoci che tutto è stato prodotto dal genere umano e dunque dal popolo
e che per tale ragione questi sarà l'eterno committente, il quale vuole
rivedersi nell'opera che ha richiesto. Ed anche il rifiuto verso certi
programmi e certi strumenti, etichettati come "trash" e
"volgari" rientra nelle cause di questa crisi generale.
Insomma l'artista deve tornare a parlare con la gente e
farlo nel modo più vicino alle persone ma i media devono impegnarsi a creare
interesse verso l'arte e la cultura. E ne potrebbero beneficiare loro stessi,
avendo così più materiale a disposizione, dunque più innovazione e varietà!
L'articolo ti è piaciuto? Ti interessa sostenere il
progetto? Allora potresti fare due semplici cose per aiutarmi a crescere.
Potresti cliccare "mi piace" sulla pagina Facebook del blog ed
iscriverti al gruppo ufficiale, in entrambi i casi per non perderti nessuna
novità!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina"l'artista deve tornare a parlare con la gente e farlo nel modo più vicino alle persone ma i media devono impegnarsi a creare interesse verso l'arte e la cultura".
RispondiEliminaConcordo in pieno!