giovedì 14 giugno 2018

La tv può e deve aiutare l'arte



Ad oggi il settore dell'arte è in crisi. C'è il crollo della vendita dei libri, dell'acquisto dei biglietti del cinema, i teatri e i musei sono vuoti. Qual è il problema? Il fatto che tanti ragazzi facciano chilometri e spendano tutti i loro risparmi per andare ad un concerto di qualche artista pop, ma non fanno neppure due centimetri per recarsi al museo sotto casa, il fatto che diano tanto e subito a pochi e selezionati fortunati, mentre ad oggi tanti esponenti dei vari settori, vivono in complesse situazioni economiche, deve farci riflettere.

Ed usare argomentazioni trite e ritrite quali l'abbassamento del livello culturale delle persone e nello specifico dei "giovani d'oggi" significa solo trovare scuse che non portano ad una soluzione. Così come credere e dire che esiste un'arte di serie A e un'arte di serie Z che per tale ragione piace a tutti o ancora che esistano artisti troppo "elevati" e dunque difficili da capire ed altri che semplicemente seguono le mode. Qualcosa di più concreto alla base c'è che non sta funzionando a dovere e che dovrebbe invece andare diversamente.

Se però partiamo da una tesi che un tempo era assai diffusa e che col tempo è entrata in crisi, così come in futuro spariranno le scusanti su elencate, potremmo in realtà trovare una risposta. Qualche tempo fa in tanti si sgolavano nel dire che le moderne tecnologie erano la causa principale della crisi dell'arte. Una teoria che affonda le sue radici nel '900 e che tutto sommato ha retto fino ai giorni d'oggi. Se un tempo si diceva che le persone ad un quadro preferivano la fotografia perché più veloce e tecnicamente più precisa o ancora che andare a visitare una città era diventato noioso perché tanto la si poteva vedere architettonicamente ogni giorno tramite cartolina, fino a qualche mese fa, e c'è chi lo fa tutt'ora, ci si lamentava del fatto che nessuno va al cinema perché tanto i film si possono trovare in streaming, scaricare o ancora farseli prestare da qualche amico più facoltoso in DVD, chiunque può trovare su internet una riproduzione digitale della Gioconda e ancora che nessuno compra più album musicali perché ascolta le canzoni tramite YouTube.

L'esempio che ho posto all'inizio però sgretola ognuno di questi riferimenti. Ripeto. Un fan di Katy Perry, anche se non vive una condizione economica adeguata, pur di mettere soldi da parte ogni giorno, sceglie di investire gran parte del proprio tempo, denaro ed energie fisiche per recarsi ad un concerto di questa star, magari in una gran capitale europea. Eppure non va al cinema o almeno non lo fa così spesso. Che cosa sta accadendo? Quella stessa persona ogni giorno ascolta le canzoni del suo beniamino eppure sente l'impulso irrefrenabile di recarsi ad un suo live, col fatto che magari dal vivo l'artista in questione potrebbe anche rendere diversamente! Perché un brano in versione studio è retto da tecnologie irriproducibili dal vivo.

Dunque cosa spinge quella persona a fare una cosa del genere? E perché un bel film al cinema, quindi con un supporto tecnologico migliore, non riesce ad attivare lo stesso impulso irrefrenabile? La ragione è la seguente: tra il cantante nazional popolare e il suo fan si è creato un rapporto libidico. E ancora. Cinema e musica ad oggi hanno creato un rapporto libidico maggiore rispetto a pittura, scultura, teatro e scrittura. E ancora. Nessun addetto ai lavori, artista, critico, organizzatore, produttore televisivo e chi più ne ha più ne metta ha avuto la lungimiranza di creare "la moda della cultura", "la tendenza dell'arte", il " l'arte e la cultura ti fanno figo" andando quindi al di là del proprio orticello. Non sono riusciti a creare delle abitudini sociali annesse al consumo di arte e cultura in generale! Ed uso quest'ultima espressione per spegnere una volta e per tutte quella guerra tra poveri che vede scontrarsi gli artisti "impegnati" e quelli "nazional popolari". In realtà ad oggi anche i cantanti pop, gli attori di serie tv e così discorrendo, non riescono più a creare quel rapporto di cui sopra.

Chiariamo una cosa. Per rapporto libidico intendo quel legame profondo che si va a creare fra artista e pubblico. Quell'interesse tale per cui un individuo cerca tutti i giorni informazioni a riguardo, sperando di essere il primo a sapere ogni cosa, relazione che si traduce anche in una curiosità morbosa e che questa ben venga, se riesce a dissipare l'apatia generale in cui siamo piombati oggi. E il rapporto libidico va a crearsi anche verso una categoria. "Il patito di ... " per intenderci. Ed oggi questi "appassionati" sono sempre più rari. Oggi si segue tutto e un po' e lo si fa male. E in realtà, in questo caso, si potrebbero seguire più cose, scoprendo nuove forme di espressione non verbale, riuscendo comunque a dare a tutti il giusto peso, se si riuscisse a creare questo rapporto libidico.
E come si crea? Torniamo al nostro artistone pop. Le moderne tecnologie, inquisite dai sacerdoti del rigore culturale, invece di danneggiare l'arte ad oggi hanno fatto in modo che sopravvivesse alla crisi sociale che stiamo vivendo. Perché se adesso c'è ancora un minimo di movimento economico in ambienti artistici, lo si deve al grande sforzo, totalmente fazioso per carità, che i media hanno realizzato per promuovere ma prima ancora per creare personaggi.

Perché, è qui che si spiega questo nesso profondo fra arte e televisione, fra cultura e internet, fra scrittori, poeti, cantanti e salotti televisivi, canali YouTube e pagine Facebook, per quanto lo si voglia negare, da sempre il pubblico si lega al personaggio e a ciò che trasmette. Ed è un procedimento psicologico che non lo si può negare, perché significherebbe cancellare con un colpo di spugna l'anima umana. Se una persona incuriosisce la si ascolta con più attenzione. E ancora un insegnate di una materia complessa può attirare l'attenzione di più studenti rispetto ad un altro che magari ha da trasmettere anche qualcosa di più semplice perché il primo ha una comunicazione migliore, sa creare un rapporto più diretto con gli studenti ed ha capacità performative migliori.

E quest'immagine non la crea internet, coi suoi video, le sue storie, le sue curiosità? Non la crea la televisione con le proprie interviste, con gli episodi chiacchierati che diventano virali, grazie ai social media? E allora se vogliamo trovare un colpevole, facciamolo, ma facciamolo bene. Perché qui ci sono due grandi responsabili.

Da un lato ci sono i media che, per varie ragioni, scelgono di dare spazio a pochi artisti e solo ad alcuni settori. Rendiamo anche il teatro virale, creiamo un fenomeno sulla scrittura, scateniamo la curiosità delle persone sull'arte e sulla cultura, trasmettendola però con leggerezza, con linguaggio ed atteggiamenti accessibili, facendo capire che di base non è vero che certe discipline  certi generi siano così pesanti, impegnativi ed inaccessibili.

Certi modi di fare pubblicità a volte causano più danno che altro, così come certi modi di parlare, quando accade, di arte in tv.. Immaginate il solito spot di una raccolta di libri o di una mostra in città. Quante probabilità ci sono che venga trasmesso con le solite note d'arpe di sottofondo e con la solita voce delicata che invita ad "arricchire se stessi" prendendo parte a questo evento o acquistando questo libro.

Nulla di più sbagliato. Sarebbe di gran lunga più giusto invitare scrittori in tv, su argomenti attuali, con tutte le loro stravaganze, con tutti i loro pregi e difetti, fare in modo che le loro discussioni girino sul web, scatenando una reazione pubblica, di chi è favorevole e chi non lo è. E lo stesso vale per l'arte pittorica, il teatro, la drammaturgia e così discorrendo. Insomma sfruttando il potenziale dei media contemporanei, generando un interesse verso queste figure spesso tacciate di essere noiose, intellettualoide e poco interessanti. Invece in questo modo emergerebbe il lato "pop" del fare arte e si creerebbero momenti di emulazione.

Dunque la tv (e non solo) può e deve aiutare l'arte. Ed eccoci giunti al secondo responsabile ossia all'artista contemporaneo. Perché è paradossale lamentarsi della scarsa attenzione rivolta all'arte se si produce qualcosa di troppo inaccessibile, con un linguaggio inutilmente elitario, dimenticandoci che tutto è stato prodotto dal genere umano e dunque dal popolo e che per tale ragione questi sarà l'eterno committente, il quale vuole rivedersi nell'opera che ha richiesto. Ed anche il rifiuto verso certi programmi e certi strumenti, etichettati come "trash" e "volgari" rientra nelle cause di questa crisi generale.

Insomma l'artista deve tornare a parlare con la gente e farlo nel modo più vicino alle persone ma i media devono impegnarsi a creare interesse verso l'arte e la cultura. E ne potrebbero beneficiare loro stessi, avendo così più materiale a disposizione, dunque più innovazione e varietà!

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2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. "l'artista deve tornare a parlare con la gente e farlo nel modo più vicino alle persone ma i media devono impegnarsi a creare interesse verso l'arte e la cultura".
    Concordo in pieno!

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