giovedì 14 giugno 2018

Il cerchio si chiude




Il drone svolazzò per i balconi di Napoli. Con la dovuta attenzione sfiorò i celebri indumenti stesi ad asciugare al sole. Gli sguardi di Vittorio e Sergio lo seguivano con attenzione. <<Vedrai>> esclamò il primo: <<Quest'idea mi renderà ricco!>>. L'uomo era un'artista in cerca di fama. Aveva spiegato al suo interlocutore che aveva intenzione di realizzare delle foto dall'alto della città.

<<I critici adorano quando le nuove tecnologie si mescolano alle istallazioni!>> Sergio, suo amico d'infanzia, ispettore di polizia, non aveva ben capito cosa intendesse fare l'artista, ma sapeva, e in cuor suo sperava che gli consentisse di raggiungere la fama al più presto. La suoneria del suo cellulare però lo riportò alla realtà. Spinto il telefono all'orecchio, ascoltò con attenzione ciò che gli veniva comunicato mentre le rughe sulla fronte si crucciavano.

<<Arrivo!>> Sergio dovette fare poca strada, anche se le arterie del centro erano decisamente occluse. Il traffico era in tilt, così come lo erano gli abitanti del posto. Un efferato omicidio aveva sconvolto la quotidianità di tanti partenopei. Sui quartieri spagnoli una donna era stata brutalmente ammazzata per strada, in un vicolo buio che diramava da via Toledo. Il corpo era stato ritrovato da un venditore abusivo, in fuga dalla finanza.  Giunto sul luogo del delitto, l'ispettore dovette allontanare un'orda di curiosi, prima di incontrare due giovani agenti.

<<Si chiamava Enza Ondina, aveva 39 anni, due figli e un marito. Lo stiamo rintracciando per interrogarlo!>> <<Bene!>> rispose Sergio, senza togliere lo sguardo dal corpo martoriato di quella povera donna. Di lì a poco si inginocchiò sul cadavere, cercando qualsiasi cosa potesse essere d'aiuto. L'assassinio era stato brutale. Quella scia di sangue che usciva dal cadavere formava una curva sull'asfalto. Sarebbe rimasta lì per diverso tempo, pensò l'ispettore!

D'un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Dalla tasca del pantalone della povera donna, un foglietto penzolava distratto. Lo aprì e lo lesse rapido: <<Si è spenta Vincenza Ondina, donna adultera, moglie infedele!>> La sua mente lo portò subito al coniuge, soltanto però per scagionarlo da ogni accusa. Quanto infatti sarebbe stato stupido nel lasciare un indizio così evidente! Tuttavia avrebbe voluto interrogarlo e tenerlo sotto torchio per due ragioni.

In primis perché tanti anni di esperienza gli avevano insegnato quanto fosse sbagliato sopravvalutare l'essere umano e quanto l'ira possa accecare un individuo. E poi perché il colpevole poteva essere una persona vicina al marito di Ondina, una sorella troppo premurosa, un amante stanca di essere tale, un amico folle. Insomma la vita di quella coppia andava passata al setaccio.

Tornato subito in centrale, aveva chiesto agli agenti se avessero contattato il principale indiziato. L'uomo, che rispondeva al nome di Fabio Solimeno, risultava irraggiungibile. Le due figlie non sapevano dove si fosse cacciato. Sergio chiese agli agenti se avessero a disposizione una foto dell'indiziato: gli era venuta un'idea. Sfruttare il drone di Vittorio, per cercare di rintracciare il presunto assassino, senza scomodare i chiassosi elicotteri della polizia, che avrebbero potuto spingere l'uomo ad una fuga più precipitosa e folle.

Al contrario egli doveva sentirsi al sicuro. Preso il cellulare, Sergio iniziò a digitare i primi numeri, quando l'operazione venne nullificata da una chiamata in arrivo. Si trattava del vicequestore Borrelli, suo superiore. Era fuori città per dei convegni e con buona probabilità aveva letto i notiziari o gli era stato riferito di quel che era successo a Napoli. <<Manco da meno di 24 ore e si scatena l'Inferno!>> <<Non sia drastico, su!>> <<Due morti, entrambi brutalmente lacerati e dici che esagero?>>  <<Come due morti?>> <<Si ... ti chiamavo per questo. Hanno trovato il cadavere di un extracomunitario, in una stradina che collega piazza Carità con Monteoliveto. Pareva un caso come un altro ma ci sono delle cose che mi hanno spinto a telefonarti! Anche in questo caso è stato trovato un bigliettino! Anche in questo caso le pugnalate hanno fatto in modo che dal corpo uscisse una scia di sangue, dalla stessa identica forma semicircolare. E la vittima da molti è stata indicata come l'amante della signora Ondina!>>

Sergio si precipitò sul luogo del delitto. Durante il viaggio telefonò l'amico artista. <<Ti do l'occasione della tua vita>> aveva debuttato fra l'ironico e l'entusiasta. Vittorio ascoltò con attenzione ed accettò di buon grado. Il corpo del povero nigeriano aveva subito la stessa identica sorte della povera Enza. Un agente della polizia si avvicinò per consegnarli il bigliettino rinvenuto. Stessa grafia, stesso stile. <<Si è spento Taiwo Tokunbo, ragazzo privo di scrupoli, spacciatore di droga ai minori!>>

<<Inizialmente ...>> cominciò a spiegare uno dei poliziotti intervenuti sul caso: << ... abbiamo pensato ad uno sfondo razziale. Qui a pochi passi c'è la sede di un noto partito neofascista e di recente c'è stata una strana escalation di violenza xenofoba! Il bigliettino però ci ha fatto ricredere ed abbiamo contattato subito il vicequestore.>> <<Avete fatto benissimo!>> replicò l'ispettore, mentre pensava quanto stupida ed istintiva possa essere la mente umana. <<Anche noi abbiamo pensato a Solimeno, però quel bigliettino ...>> << ... quando ha capito di aver fatto un inutile passo falso con il primo foglietto, ha cercato di depistarci col secondo! Lo spaccio non c'entra nulla: è un omicidio passionale!>>

Bip. Un messaggio sul cellulare di Sergio. "Via Camicione." Mittente: Vittorio. Il drone si era rivelata un'ottima idea. Da quelle parti vi era infatti una lunga serie di bar, paninoteche e quant'altro e forse, spinto dalla fame, l'uomo stava cercando di rifocillarsi in fretta e furia, per poter poi riprendere la sua fuga. Quella era un'occasione d'oro. Di lì a poco arrivò anche la foto che lo ritraeva intento ad entrare in una di queste attività, confermando dunque la tesi dell'ispettore.

Questi si precipitò lì in borghese, senza sirene e auto di servizio. Parcheggiò appena una ventina di metri dal posto, per avere una buona visuale, per non incorrere nel rischio di essere adocchiato dal sospettato e per avere così il tempo materiale per organizzare la mente. Appostatosi lentamente all'angolo, facendo finta di nulla, teneva con la coda dell'occhio sottocontrollo l'ingresso del negozio. Fu davvero questione di secondi! L'uomo apparve, confuso tra la folla, ma Sergio riuscì a fissarlo sotto la sua prospettiva. Nel giro di pochi secondi il fuggitivo si trovò una pistola puntata dietro alla nuca. Mentre cominciarono ad emergere grida di terrore, l'ispettore pensò bene di gridare: <<Fabio Solimeno. Ti dichiaro in arresto per duplice omicidio!>>

E mentre gli astanti si calmavano, i polsi dell'assassino venivano adornati con le manette. Giunto rapido alla centrale, portò il sospettato nella sala degli interrogatori. Gli agenti avevano fatto un ottimo lavoro, scavando nella vita privata dell'indiziato. Erano emersi dettagli davvero interessanti. <<Sui social ha postato una serie di dichiarazioni misogine. Mi colpisce in particolare questo post. Per lei le donne, specie di sinistra, sono favorevoli all'integrazione ... solo per una questione di ... "dimensioni", non è vero?>> <<Sono innocente!>> rispose balbettante l'uomo. <<Vedo che ha anche simpatie per l'estrema destra o sbaglio?>> <<Questo non fa di me un colpevole! Ognuno è libero di pensarla come meglio crede!>>

D'un tratto entrò Amalia, un'altra ispettrice, bella collega di Sergio. <<Lei può andare!>> disse al Solimeno che si alzò nell'immediato, fra il contento e il confuso. Appena uscì fuori l'uomo, l'agente fece per chiedere spiegazioni alla donna, la quale però ebbe la prontezza di precederlo! <<Mentre lo stavamo interrogando, il colpevole stava agendo nuovamente!>> <<Di che stai parlando? Potrebbe trattarsi di un complice o di un mitomane!>>

La donna sbuffò, facendo capire che non erano in arrivo buone notizie! <<Vittorio stava gironzolando col suo drone, quando dallo schermo del suo apparecchio, gli era apparso un uomo intento a scrivere un bigliettino. La grafia e lo stile del messaggio era lo stesso dei due precedenti che abbiamo trovato. Il tuo amico si è accorto che questo personaggio era poco distante da lui ed ha pensato di raggiungerlo per poi seguirlo, cercando di evitare un altro omicidio. Solo che si è fatto scoprire ed è stato accoltellato! Purtroppo il fuggitivo ha portato con se il telecomando del drone e dunque di lui non si ha alcuna immagine. Inoltre in ospedale Vittorio non ha saputo descriverlo.>>

Sergio si sentì travolgere dai sensi di colpa. Aveva spinto il suo amico in un'avventura impreparato ad affrontarla. Ora però aveva un solo obiettivo: individuare il carnefice. <<Si tratta ...>> aggiunse Amalia: << ... sicuramente di un fatto seriale. Stiamo già contattando il nostro esperto di fiducia, per capire se stiamo di fronte ad un serial killer psicopatico, oppure se ci sono altre ragioni dietro a questa scia di sangue. Una cosa è certa: potrebbe esserci un altro assassinio!>>

La porta della sala interrogatori fu spalancata nuovamente. Un giovane agente aveva delle importanti novità da comunicare: <<Alcuni testimoni hanno identificato l'aggressore: Fabio Pistucci!>> <<Questo conferma la pista seriale!>> commentò subito l'ispettrice. Il ragazzo era infatti noto nel quartiere per alcuni suoi problemi psichici. A causa delle sue turbe era spesso scaduto in vere e proprie aggressioni. Su di lui pendevano già diverse denuncie. Aveva trascorso anche qualche settimana in galera, tuttavia non era mai giunto ad una violenza così efferata!

<<Natalia, la sorella ...>> aggiunse impacciato il ragazzo: << ... è qui! Ha saputo delle voci, sa che stiamo cercando il fratello e vuole parlarvi!>> << Una sola domanda ... >> aggiunse tranquillo Sergio a quella conversazione: << ... ma Fabio è sparito effettivamente?>> <<Si! Lo stiamo cercando!>> L'ispettore si alzò lentamente, ancora stanco dei recenti avvenimenti, per recarsi dalla sorella del Pistucci! Angelica, questo il suo nome, era travolta dalla disperazione.

Tremante, con voce stridula, tentò di spiegare che suo fratello aveva turbe che lo rendevano debole ed inefficiente, non pericoloso. <<E le aggressioni a suo carico?>> <<Questa città è piena di cretini. Vedono una persona con disturbi e pensano di poterlo deridere a loro piacimento. Siamo in causa e l'avvocato dice che con buona probabilità, tutte le accuse cadranno!>> <<Beh se io vendessi t shirt le farei credere che sono tutte di ottima qualità, non crede?>> <<Mio fratello non ha mai aggredito nessuno!>> <<Questi disturbi col tempo s'intensificano, a pari passo con l'ossessione! Avrebbe dovuto mettere in conto ciò! Lei lo sta curando? Perché non è in una clinica specializzata?>>
<<Si, lo sto curando! E non voglio rinchiuderlo! Fabio è un bravo ragazzo!>> Sergio avrebbe voluto replicare ma con un gesto fu chiamato da Amalia. << Hanno trovato un'altra vittima!>> <<Dove?>> rispose incredulo l'ispettore: <<Piazza Garibaldi!>> <<Ci sta facendo fare il giro di mezza Napoli. Stesso modus operandi?>> <<Pare proprio di si!>>

L'intera città fu sottoposta a rigidi controlli. Non solo c'erano posti di blocco ovunque, non solo gli elicotteri ora ricoprivano il cielo di Napoli, ma tanti uomini in borghese tappezzavano le strade della città. Tutti aventi un solo obiettivo: arrestare Fabio Pistucci ed impedire ulteriori omicidi. Sergio e Amalia si erano intanto recati sull'ennesima scena del crimine.

Antonio Piccolo giaceva lì, martoriato come gli altri cadaveri. Anche in questo caso c'era un biglietto con su scritto: Si è spento Antonio Piccolo, marito alcolizzato, giocatore incallito. Sergio non poté che costatare l'ovvio e rientrare in centrale per ascoltare l'opinione dell'esperto a riguardo, affidandosi alle capacità di tutti gli uomini che erano stati scelti per sorvegliare Napoli.

Con lo psichiatra infatti si poteva escogitare un modo per attirare il carnefice e fargli fare un passo falso. Prima però doveva passare per l'ospedale, laddove era ricoverato l'amico, accertandosi così delle condizioni. <<Dove hanno portato Vittorio?>> <<Al Cardarelli!>> rispose la collega di sempre.
L'ispettore stava per recarsi lì quando la stessa Amelia lo frenò con un braccio. Aveva appena portato il cellulare all'orecchio. Uno sguardo torvo e severo, inceneriva ed impressionava Sergio. <<Va bene, d'accordo!>> disse la donna, prima di chiudere la chiamata: <<Mi dici che ti è saltato in mente?>> <<Che è successo?>> <<Hai affidato un incarico ad una persona poco stabile!>> <<Mi dici che è successo?>> <<Vittorio è scappato dall'ospedale, ecco cosa è successo!>> <<E perché mai lo avrebbe fatto?>> <<Per cercare il telecomando del drone! Dice che non può permettersene un altro e che vuole andarlo a riprendere!>> <<E quando avremo trovato Pistucci, glielo avremmo restituito!>> <<Lo spieghi a me?>>

Sergio rimase in silenzio, atterrito! Il suo amico era sempre stato una testa calda, una persona strana eppure si aspettava che un compito così delicato lo avrebbe responsabilizzato. Ed ora non sapeva cosa fare, se recarsi dall'esperto oppure cercare l'amico. Scelse alla fine di telefonarlo, nella speranza che l'artista rispondesse. <<Sergio!>> <<Che diamine stai facendo?>> <<Sto bene!>> <<Ti rendi conto che sei fresco operato?>> <<Non importa!>> <<Lo troviamo noi il drone!>> <<Ti hanno detto questo?>> Un attimo di silenzio.

Ora era Sergio ad annientare Amelia con gli occhi:<<Mi dici che sta succedendo?>> <<So dove sta andando! So chi è la prossima vittima. All'ospedale non volevano lasciarmi andare ed allora sono fuggito via!>> <<Dove?>> <<Vico Trinchera! Riona Jones! Si tr ...>>

La linea cadde, facendo sprofondare l'ispettore in un stato d'inquietudine. <<Vieni con me. Ti spiego in auto!>>  Quegli attimi apparvero interminabili. Quando l'auto infilò il vicoletto, posto proprio dinnanzi allo storico tribunale partenopeo, i due sentirono l'adrenalina schizzare al massimo. Da un lato la possibilità di afferrare il carnefice, dall'altro la concreta possibilità di evitare un'ennesima ed inutile strage, faceva sentire i due agenti irrequieti e nervosi.
Scesero dal veicolo e si avviarono nella stradina. Il sangue si gelò però nel notare la solita orda di curiosi. Quando Amelia e Sergio si avvicinarono, tutte le peggiori paure divennero realtà e non solo. A terra giacevano due corpi, entrambi brutalmente colpiti: quello della giovane Riona e quello di Vittorio, l'amico di Sergio.

Gli occhi dell'ispettore si riempirono di lacrime. Con un gesto di stizza cercò, trovò e prelevò l'ennesimo bigliettino, con su il solito necrologio. Per la prima volta la vista di quel foglietto sporco di sangue lo disturbò oltremodo. E solo ora si rendeva conto che quegli schizzi macchiavano parte delle lettere, con cui erano formate le parole del solito messaggio. Il dolore era capace di aprire la mente delle persone, pensò sconfortato l'uomo.

Un rumore d'un tratto attrasse la sua attenzione. Dall'alto stava calando il drone dell'amico. Un guizzo, un intuito, sconvolse il suo rumore. Nevrotico cominciò a ricercare al di sotto del corpo di Vittorio se ci fosse il telecomando con lo schermo incorporato, mentre Amelia si apprestava a raccogliere il piccolo elicottero e a chiamare in centrale.

Pochi secondi e Sergio si ritrovò quel telecomando fra le mani. Ne era convinto: poco prima di morire l'amico aveva trovato un modo per fargli trovare il carnefice, Fabio Pistucci. Quasi come se quello strumento fosse stato programmato a questo scopo, lampeggiò accendendosi ed avviando una piccola clip.

Le prime immagini che apparvero furono proprio quelle dei foglietti incriminati. E solo ora si rendeva conto che ognuno di questi aveva delle lettere insanguinate. La foto lasciò però subito il posto ad uno scatto che ritraeva Napoli dall'alto. Sergio non credeva ai suoi occhi. Le scie di sangue che fuoriuscivano dai cadaveri, se ritratte dall'alto, formavano un cerchio preciso.

D'un tratto dall'apparecchio fuoriuscì l'inconfondibile voce dell'amico:

"Ti presento il mio primo ed ultimo capolavoro. La vita mi ha presentato solo bocconi amari sempre più difficili da digerire. Ed ora ho deciso di dirle addio, consacrandomi alla gloria. No a quella fatta di denaro e premi, ma quella fatta del riconoscimento della propria genialità. Quando ti hanno chiamato, sapevo che era per l'omicidio di Enza Ondina. Tutto è stato studiato nel minimo dettaglio, persino l'anatomia umana. Dovevo capire dove e come colpire per far fuoriuscire il sangue in un certo modo e in una certa direzione. Non ti chiedere Enza cosa centri in tutto ciò. Era solo nel luogo adatto al mio piano. Io le ammazzavo e facevo in modo che il drone le fotografasse nel momento giusto. Quindi andavo via. E volevo che tu sapessi della mia idea, perché dovevi essere tentato nel chiedermi di aiutarti in questa indagine. Dopo Ondina ho guidato le indagini, dapprima scegliendo una persona legata alla vittima e quindi, approfittando del fatto che, come da piano, mi avessi chiesto aiuto, sono andato da quel tontolone del Pistucci e lo ho provocato, facendo credere alla gente che lui mi stesse aggredendo. Se solo avessi saputo che quel coltello gliel'ho dato io. In ospedale ci sono stato poco, il tempo che tu seguissi la scia. Ero sempre qualche minuto in vantaggio, rispetto a te, perché ad un certo punto sapevo che sarei finito in pronto soccorso. Ed ho fatto in modo che la ferita non fosse a tal punto grave, da costringermi ad un'operazione. Appena ho capito di poter andare via, sono scappato, tanto non mi serviva un corpo in perfetta forma. L'operazione doveva chiudersi. E sapevo che  mi avresti chiamato poco dopo aver fatto fuori la ragazzina. E così è stato! E non appena ho chiuso la telefonata, mi sono tolto la vita. Ora guarda queste foto."

Sergio era incredulo. Dinnanzi a lui apparve il primo bigliettino. Solo ora si era reso conto del fatto che alcune lettere erano insanguinate. Nello specifico la V e la I di Vincenza.

"Ero a conoscenza del fatto che la donna avesse un amante con un nome e cognome che iniziassero con la lettera T. Te l'ho detto che tutto è stato studiato."

Ed infatti, nel secondo bigliettino, sanguinavano le iniziali del nome e del cognome di Taiwo Tokunbo. Nel terzo invece era ricoperta solo la O di Antonio ed infine nel quarto RIO di Riona, l'ultima vittima.

"Come tu ben sai ..." continuò quella voce " ... un'artista firma sempre la sua opera". In quell'istante le lettere insanguinate si staccavano e formavano una sola parola.

VIncenza ondina - Taiwo Tokunbo - antOnio piccolo - RIOna

VI - TT - O - RIO = 

VITTORIO                                                                                                                         
Sergio sentì le energie abbandonarlo. 

"Un genio come me, merita di vivere in miseria?"

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