lunedì 25 giugno 2018

Rendiamo l'immigrato una vera risorsa



Parto da due presupposti. In primo luogo con il termine "immigrato" non faccio riferimento ad una categoria specifica bensì a tutti quanti noi, all'essere umano del XXI secolo e non solo. Perché in potenza qui ognuno di noi è un "immigrato". Chiunque di noi, per qualsiasi ragione al mondo, potrà sentire l'esigenza di cambiare paese ed andare a vivere altrove.

Anche perché stiamo parlando della totale libertà di movimento dell'individuo. Le ideologie che stanno tornando a diffondersi in Europa di matrice nazionalistica rendono i Paesi delle catene con cui vengono bloccate le gambe di ognuno di noi. Perché l'italiano deve stare in Italia, il nigeriano in Nigeria, nonostante i territori altro non sono che nomi dati a confini arbitrari, zone stabilite da uomini per gli uomini.

Dunque il titolo va letto come "rendiamo l'essere umano una risorsa" perché ognuno deve avere la totale libertà di spostamento senza dare a questa nessuna giustificazione. Posso andar via dalla mia nazione d'origine per ragioni economiche, perché c'è la guerra ma anche perché mi va di farlo, perché ritengo che la mia felicità sia altrove ed ho tutto il diritto di cercarla dove mi va!

Altro presupposto, legato al precedente, è che ovviamente, per quanto mi riguarda, un individuo non dovrebbe giovare all'economia di un paese per essere accolto, dato che noi siamo esseri in carne ed ossa e non numeri da statistica ne ingranaggi per far funzionare un sistema. Quindi non è che se sono una risorsa allora posso essere accolto e viceversa.

In che senso ora andrebbe reso il "migrante", il "viaggiatore", una risorsa? Partendo dunque dai presupposti su elencati, sto parlando del fatto che le masse e le imprese, politici ed investitori, ma ancor più semplicemente l'essere umano, possono ritrovare la loro originaria empatia in buona parte grazie ad un generale benessere diffuso senza ossia sentire minacciata la qualità della loro vita.

Mi spiego meglio! Le recenti scoperte scientifiche hanno dimostrato che l'uomo ha sviluppato neuroni specchio circa 20 milioni di anni fa e questi consentono nell'immediato di "mettersi nei panni degli altri". Quando parliamo con qualcuno inconsciamente notiamo i piccoli movimenti della mano, delle palpebre etc e ne assorbiamo l'ansia o la serenità, il nervosismo e quant'altro. Insomma l'essere umano è per natura empatico.

Per tale motivo Jeremy Rifkin sostiene che in realtà 20 milioni di anni fa l'homo abbia effettuato un'ennesima evoluzione passando ovvero dall'essere sapiens sapiens a diventare empaticus. Ed egli stesso si chiede come sia possibile che in certi contesti quest'empatia naturale non emerga. La risposta è semplice: la carenza di risorse.

Purtroppo l'empatia viene minata da sentimenti altrettanto naturali quali la paura di non avere soldi sufficienti, di non avere spazio a sufficienza per tutti ed altro ancora. Ed il sistema economico imperante spinge proprio alla distruzione dell'empatia e allo sviluppo dello sfruttamento. Essendo poi l'umano un animale e come tale preposto all'adattamento c'è il concreto rischio che si sviluppino nuove tendenze atte all'esclusione più che all'inclusione.

Ed ecco dunque spiegato a cosa faccio riferimento. Il sistema economico attuale è deleterio e soffoca la nostra naturale empatia. Vediamo nell'altro un migrante, un "ladro di lavoro" e questo atteggiamento lo riversiamo anche verso il compagno di classe ed il collega, al quale addossiamo una serie di maschere, lo vediamo "come una minaccia in vista di una promozione" ed altro ancora, allontanando sempre di più dalla nostra percezione il suo essere un umano.

Quindi serve un sistema economico attuabile, da formare gradualmente, partendo dalle leggi della nostra contemporaneità, affinché l'altro, il "migrante", colui che muovendosi entra nel nostro spazio vitale, nella nostra dimensione ambiziosa, nella nostra interiorità, dunque anche il vicino di casa, sia una reale risorsa, cioè che la sua presenza comporti per me un vantaggio concreto, un'occasione. Ciò non perché l'uomo sia egoista e pensi solo al suo mero interesse ma proprio affinché la sua empatia non venga più ostacolata da sentimenti artificiosi e ricostruiti.

Serve quindi che esperti d'ogni dove cooperino per trovare questa soluzione e che paese di tutto il mondo formino questa rete economico sociale di mutua cooperazione. Un sistema economico che dapprima renda l'altro, il migrante, il viaggiatore una risorsa e che renda poi il suo spostarsi superfluo e per nulla minaccioso, dato che la presenza di altri essere umani non diventi più una spartizione di risorse bensì una loro creazione. Così che spostarsi possa diventare una reale scelta e che non sia più necessario braccare gli uomini rinchiudendoli in spazi territoriali, in nomi propri di nazionalità.

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