Vorrei partire da una frase che ha fatto e che fa tutt'ora
scalpore. Si tratta di un pensiero espresso da Edward Bernays, padre delle
moderne relazioni pubbliche. In breve le sue teorie possono essere riassunte in
questo modo: " Manipolare costumi e idee permette il corretto
funzionamento di una società democratica!"
Questa frase, così scritta ed espressa, già a prima vista,
scatena un certo fastidio. Se analizzata correttamente, ci rendiamo conto di
cosa è che ci turba, cosa è che non torna in quest'insieme di parole.
Il verbo manipolare come può coincidere con l'idea di una
società democratica e nello specifico col suo funzionamento? Sembra un enorme
contraddizione eppure come direbbe Oscar Wilde: "La via dei paradossi è
quella della verità!"
Innanzitutto partiamo dalla parola manipolazione, un termine
che ad oggi incute terrore, sia per il passato europeo, soffocato da quei
totalitarismi che sono emersi proprio grazie al condizionamento delle masse,
sia perché ad oggi l'occidente sta vivendo una deriva estremista e populista.
Che cosa significa manipolare? Significa solo far leva sulle
paure infondate e profonde del genere umano, affinché si ottenga potere e
denaro? Questa parola non può anche indicare la capacità di cambiare l'opinione
pubblica, distruggendo valori vecchi e deleteri o addirittura contrastare
l'emergere di spaventose idee, di terribili modi di fare?
Manipolare è una parola forte ma ad oggi è ciò che serve per
scuotere non le persone ma coloro che stanno lottando e lo fanno tutti i
giorni, affinché una sinistra reale, radicale, pura, possa emergere ai danni di
quelle destre demagoghe e nazionalistiche, che hanno un unico grande scopo
ossia smembrare i popoli ed assoggettarli ai quei pochi che devono portare
avanti le loro grandi elites economiche.
E dunque eliminiamo questa parole, prendendone però la
radice affinché si possa forgiare uno strumento che ad oggi manca nelle
politiche di sinistra. Parliamo di influenzare facendo ragionare, di lavorare
con il popolo per i suoi interessi, facendogli insomma capire con semplicità ed
intuitività, che cosa per davvero concerne il suo benessere e cosa quindi
devono fare le persone per raggiungere la tanto agognata felicità, il
desiderato e giustamente bramato benessere, non più tra l'altro rinchiuso nelle
mani dei pochi, ma accessibile e concretamente disponibile a tutti.
Perché ad oggi la sinistra sta perdendo una grande
battaglia, quella ossia sulla comunicazione. Se infatti c'è chi da un lato
grida "aiutiamoli a casa loro", dall'altro ci sono intellettuali che
si esprimono con termini difficili, rifiutano di proporsi per programmi tv semplici,
trash se vogliamo, ma seguiti dal popolo e preferisce discutere nelle quattro
mura di centri occupati, nelle strade del proprio paese, riuscendo magari a far
ragionare anche qualche persona, ma venendo schiacciata dalla massa incantata
dalle grida e dalle gestualità, dai finti sentimentalismi e dall'essere virale
di certi video che li riguardano, che produce giorno per giorno la destra
estrema, che indossa ormai il velo della democristianità.
Eppure il modo di pensare di intere generazioni è cambiato a
furia di film, di provocazioni, ma anche di personaggi nazional popolari. E
questa parola non deve infastidire il politico e l'attivista di sinistra in
quanto deve invece far comprendere quanto un'idea, pur essendo magnifica nel
concreto e non solo nella mente di chi la esprime, muore se nessuno la applica,
sgretola dinnanzi all'opinione pubblica, alle mode e al reiterarsi di certi
atteggiamenti.
Invece ora bisogna imparare a far ridere e piangere, ad
entrare in testa con slogan si, ma che non sono vuoti, come non è mai vuoto il
simbolo che rimanda sempre a qualcos'altro che è poi altro da se. Si deve fare
come quei registi temerari che dapprima sono stati lapidati ma che poi, avendo
dato il coraggio a tanti di uscire fuori, facendogli capire che si possa fare
comunità intorno ad un problema, per fare un esempio, hanno pian piano
influenzato, fin quasi a diventare moda, e neppure questo è peccato mortale,
l'intera opinione pubblica.
E non bisogna storcere il naso dinnanzi ad un Karl Marx
spiegato col linguaggio di chi guarda un reality, perché ciò che conta e che da
domani quella casalinga possa essere marxista anche mentre apparecchia la
tavola, arrivando magari, grazie a quel programma tacciato di
"trashaggine", a rifiutare il suo ruolo di donna sottomessa, fino ad
imparare a modificare gradualmente la sua condizione. Perché muovere le masse
non significa per forza perseguitare gli ebrei, creare odio. Anzi le masse possono
essere mosse anche e sopratutto verso l'amore, facendo proprio leva su
quell'antica paura del genere umano relativa alla morte. Limite che da sempre
ha gettato l'uomo nella più grande forma di compassione, facendogli creare un
globale sistema sociale.
Ed arriviamo quindi alla seconda parte della frase, quella
cioè in cui si parla di società democratica. Chiarito il problema relativo alla
manipolazione, diventa anche più semplice capire il nesso col corretto
funzionamento della società democratica. Perché chiunque, nel XXI sec,
aggrappandosi al peggiore dei relativismi, si sgola nel dire che per democrazia
s'intende una società in cui chiunque fa, dice e pensa quello che vuole, o non
ha ben chiaro il concetto di democrazia o è in malafede.
Il contesto sociale in cui tutti fanno indiscriminatamente
quel che vogliono, sono liberi di dire tutto e il suo contrario, dunque anche
il falso, pensano qualsiasi cosa, senza incorrere nel rischi che qualcuno gli
faccia notare che ciò non coincide in alcun modo col reale, non prende il nome
di democrazia ma anarchia. E lungi da me criticare quest'altro complesso
sistema ideologico, ad oggi dunque bisogna fare una scelta.
Se una società democratica vuole sopravvivere, allora deve
poter reggere su due cose: verità e libertà. Si tratta di un equilibrio
complesso che porta con se un lavoro costante, dinamico, delicato. Perché il
cittadino deve godere di libertà ma non può credere che ogni suo pensiero
corrisponda a vero, basandosi sul principio per cui non esiste una Verità
Assoluta. Se ad es. un individuo è convinto che sua moglie non possa lavorare
in quanto donna e la stessa coniuge arriva a convincersene, devo ahimè limitare
la loro libertà di pensiero, guidandoli verso la ragione. E per farlo devo
parlare col loro linguaggio e se questi viene affascinato dalla tv, dal cinema,
dalla volgarità o dal rumore, bisogna farlo in questo modo, avendo ben presente
che in quel momento si sta salvaguardando la felicità di una persona.
Un'operazione preventiva che può essere efficace tanto
quanto il carcere, riuscendo però a frenare la violenza prima ancora che questa
si manifesti. E potrei fare tanti altri esempi relativi a tutte quelle lotte
civili che ad oggi sono tacciate di "intellettualoidismo". E quindi
si. Una società democratica, in cui il "demos" il popolo ha nelle
mani il cratos, potere, se non vuole implodere, deve essere basata su un'opera
di convincimento di massa, laddove c'è la consapevolezza che in tanti altri
operano sullo stesso piano ma con fini che non sono umani ma legati a mere
esigenze economiche!
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