martedì 31 luglio 2018

I tweet più divertenti su #Higuain.













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#Associazionismo: Zero Chiacchiere


Torniamo con #Associazionismo. Oggi abbiamo avuto modo di parlare con Zero Chiacchiere.

1) Di cosa si occupa la vostra associazione?

Progetti sanitari e ludici.

2) Parlaci di questi progetti!

Facciamo campagne di prevenzioni grazie anche ad un minimo contributo. Inoltre facciamo corsi di teatro.

3) Quanto è importante ad oggi la prevenzione?

Tantissimo. Siamo arrivati a fare diagnosi e fare operare le persone in tempi record!

4) Per quali tipi di malattie?

Patologie della tiroide, problemi al seno e anche addome completo vascolare, gambe, otorino etc ...

5)  Chi prende parte ai vostri corsi di teatro? Sono connessi alla cura e alla prevenzione?

No, sono progetti separati!

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108 italiani sono andati in UK cercando lavoro ma sono stati rispediti indietro!



Chiudete gli occhi. Rilassatevi. Immaginate vostro fratello e tutti i sacrifici che ha fatto per laurearsi. Quanto ha speso per i libri, quanta burocrazia ha sbrigato, quanti bus e treni fatiscenti ha dovuto prendere. Immaginatelo mentre ingoia i soliti bocconi amari: professori troppo esigenti, elevato rischio di finire fuori corso, materiale irreperibile, assoluta mancanza di tutoraggio.

Lo vedete per circa un anno cercare lavoro qui in Italia e non trovare niente, se non qualcosa in nero, senza diritti, sottopagato. La vostra rabbia cresce giorno per giorno e quando vostro fratello si lamenta, tutti fanno spallucce ed esclamano: siamo in Italia!

A furia di sentirselo dire alla fine decide: vuole andare a cercare lavoro in Inghilterra. D'altronde gli basta una rapida ricerca su internet per scoprire quanto più alti siano gli stipendi, quanto migliore lì sia la vita etc. E non solo! Non fidandosi del web si ricorda di quell'amico che ha scelto di trasferirsi da quelle parti tempo addietro, avendo "solo" (e si fa per dire) il diploma!

Scopre che lì nel giro di poco tempo è riuscito a trovare un bel lavoro, ben retribuito e che ormai li si è realizzato ed ha messo su famiglia. Allora vostro fratello si fa coraggio e parte. In aeroporto trova altri 107 connazionali, anche loro in fuga dall'Italia.

Insieme partono e mentre sono in viaggio si confrontano sulle rispettive aspettative. Tutti loro cercano una nuova vita, nuove possibilità, tutti loro cercano il proprio personale riscatto. Giunti nel Regno Unito però arriva una brutta sorpresa. Tutti quanti loro devono tornare in Italia. La ragione è semplice: non si accettano più italiani. Per loro le porte dell'Inghilterra sono chiuse!

Vi dico una cosa: CIO' NON E' MAI SUCCESSO!

Stamane però è successo che 108 libici hanno provato a raggiungere le nostre coste! Il risultato? Sono stati rimpatriati! E la cosa peggiora sapete qual è?


La cosa peggiore è che gli italiani stanno esultando. E non è solo questione di MEMORIA. Perché l'immigrazione degli italiani verso i paesi europei è un fatto attuale, noto a tutti. Come si può fare due pesi e due misure in questa maniera sfacciata?

Immaginate se dunque un giorno Inghilterra, Germania, Austria, Svezia, Francia, Svizzera, indispettiti dal fatto che il nostro paese non voglia più accogliere i migranti, dato anche che, come mostrato chiaramente dai dati, l'Italia ne accoglie molti di meno rispetto a loro, scegliessero di chiudere le porte in faccia agli italiani? Tutti i giovani laureati del nostro paese che fine farebbero? Troverebbero lavoro qui da noi? Magari! E dunque come è possibile che gli italiani non riescano a mettersi nei panni di quelli che potrebbero essere i loro figli, fratelli, amici e quant'altro?

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lunedì 30 luglio 2018

Nuove Religioni: Umanismo di Pakal


Il Condominio continua ad indagare la contemporaneità in tutta la sua ricchezza. Per farlo ha deciso di avviare una serie di collaborazioni con alcune fra le persone che sono state intervistate. Tra queste c'è la scrittrice Giovanna Esse. A lei vanno i miei più sentiti ringraziamenti.

Grazie al suo supporto vi posso presentare quel che potrebbe essere la futura tendenza religiosa della nostra società. Vi parlo infatti di una vera e propria nuova religione che promette di rimettere in discussione i canoni tradizionali del settore.

Si tratta dell'Umanismo di Pakal. Questi parte da un presupposto: ad oggi i sistemi tradizionali sono in crisi perché l'uomo ha capito che il problema in ogni opera sta nei suoi "mattoni" e questi, nella società umana, sono rappresentati dall'uomo stesso. Insomma la religione non può trovare risposte al di fuori di questi, almeno dal punto di vista etico.

Pakal ha ricostruito tutto il percorso del "conosci te stesso" fino a raggiungere una fede sincretica totalmente nuova, basata sulla ricerca delle risposte alle grandi domande che va ad esaurirsi nell'individuo stesso.

Se l'individuo pone fra se e la completezza un'entità come Dio si deresponsabilizza e non migliorerà mai se stesso. Vi è invece una Conoscenza integrale ed ognuno deve raggiungerla attraverso degli step facendo leva solo sulle proprie forze.

Nello specifico l'uomo deve armarsi di desiderio, volontà, spirito di sacrificio, tenacia e, soprattutto, onestà! La Conoscenza è lì presente, dinnanzi ad ognuno di noi! Tuttavia la ignoriamo, viviamo le nostre vite, senza mai scorgerla. Lei però non è neppure nascosta. Siamo noi a soffocare la nostra vista nella nostra routine.

Pakal ritiene persino che raggiunta la Conoscenza si corre il rischio di essere perseguitati. Traccia una sorta di moderno mito della caverna. Gli altri non conoscendo la luce mai potranno comprenderla, mai potrebbero sentirne parlare, senza prenderci per pazzi.

Dato che la Conoscenza è ben lì presente, proprio come una Montagna, perché le persone fanno finta che non esista? Per puro interesse. Chi si comporta in un certo modo non lo fa per ignoranza ma è solo in cattiva fede.

Che cosa è dunque questa Conoscenza verso cui deve puntare l'individuo per raggiungere la perfezione etica? Si tratta della parte "rarefatta" della Quintessenza, termine con cui possiamo indicare "l'animo umano". Dio è in ognuno di noi, perché rappresenta la nostra completezza e non perché vive in un'altra dimensione che dall'alto ci giudica e ci ammonisce.

L'uomo raggiunge la Conoscenza grazie alla Consapevolezza che è possibile misurare grazie e solo grazie alla Memoria. Non è un caso che questa sia riscontrabile solo nel genere umano. Ogni individuo è una goccia dello Spirito e deve esserne consapevole.

Esserne una piccola parte non significa essere inferiore a questi o avere dei limiti. La goccia non è limitata rispetto all'acqua, ma ne è solo una rappresentazione completa in piccola scala. L'uomo è Spirito. L'uomo è Dio. Gli Umanisti dunque non sono atei ma areligiosi!



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La straordinarietà della mente umana nella poesia di Aniello Pizzuti (INTERVISTA)



Aniello Pizzuti è un marinaio con una gran passione per la scrittura e la recitazione. Qualche tempo fa ha deciso però di esprimere il suo estro tramite una pagina Facebook: InCanto di Poesie. Anche se si è occupato di satira e di interpretare racconti buffi, Aniello da maggior spazio alle sue liriche.

Incuriosito ho deciso di intervistarlo a proposito. Ecco cosa ha dichiarato.

1) Non ti definisci poeta ma musicante di pensieri. Qual è la differenza?

Non ho regole da seguire, sono un artista ribelle e sono io a mettere le regole

2) Reputi determinate "regole estetiche" troppo soffocanti?

Seguendo le regole della poesia oggi si rischia di non elaborare bene il pensiero. Se nasce con lo schema e la musica ben venga altrimenti è il pensiero che deve uscir fuori.

3) Quali tematiche affronti nelle tue liriche?

Dipende dal pensiero che voglio elaborare ma di solito è l'essere umano è la sua mente a ispirarmi
Quindi sono proprio i pensieri umani e la filosofia adottata nel corso dei secoli a stuzzicare il mio appetito artistico, ma anche la forza della natura così misteriosa e divina.

4) Quale aspetto della mente umana ti appare più "poetico" e sorprendente?

L'attaccamento alla vita e il desiderio anche se entrambi legati all'anima.
Il cervello li elabora e li trasforma in poesia.

5) Ad oggi c'è spazio ed interesse per la poesia?

È l'unico modo d'espressione libera in questo contesto sociale soffocante.

6) Hai anche deciso di aprire una tua pagina Facebook. Come mai?

All'inizio per essere accettato come poeta in quanto io stesso dubitavo. adesso è una passione, mi da tanta soddisfazione personale ed ho conosciuto tante persone eccezionali e straordinarie.

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Oltre lo "scientismo". Intervista al filosofo Paolo Calabrò


Il Condominio continua ad indagare nel panorama culturale contemporaneo. Al contrario di quel che si pensa ad oggi c'è gran fervore e tutto ciò potrebbe essere propedeutico ad una seria svolta storica per quanto riguarda l'Italia.

Siamo riusciti a contattare un altro filosofo nostrano Paolo Calabrò. Ecco la sua interessante intervista.

1) Quale ruolo ricopre nella nostra società la filosofia?

A questa domanda ha risposto recentemente Emanuele Severino: essenzialmente tutto quello che si muove al livello più alto - le culture, gli Stati-nazione, le religioni, l'economia - e che decide il destino dei più, si colloca nell'ambito della filosofia occidentale di matrice greca. per me, in più, la filosofia rappresenta un monito: a pensare con la propria testa, sempre, comunque, irrinunciabilmente. Facendo propria l'esortazione di Bellet: "Sii discepolo di tutti, ma non fare di nessuno un maestro". Ovvero: ascolta tutto e tutti, ma sii sempre tu a decidere.

2) Quanto è difficile oggi pensare con la propria testa?

Non più che in passato, lo si dice subito per sgombrare il campo da facili nostalgie o da scontate (quanto inconsistenti) condanne del presente tout court, sia che si voglia parlare della tecnologia, sia che ci si voglia riferire alla presunta ignoranza dei giovani studenti. C'è sempre stata una certa tendenza a soffocare il pensiero personale: penso al modello militarista, acefalo per eccellenza, ma anche a quello i una certa religione basata su prassi inveterate (e sovente sbagliate) anziché sulla maturazione e sul percorso del singolo. Tendenza di oggi come di ieri, dunque: ieri la vita era più dura e non pensare costituiva quasi un bisogno per i più; oggi è più leggera, e media-videogiochi-e-sale-bingo fanno di tutto per evitare che ci si dedichi a pensare sul serio. Insomma, pensare è sempre stato faticoso.

C'è poi un altro aspetto, quello della responsabilità: se il non pensare ha funzionato tanto bene per millenni, soprattutto in ambito religioso, è anche perché è più comodo: a valle di un errore, magari bello grosso, è consolatorio dirsi: "Me lo aveva detto il prete". Poi, con una confessioncina a buon mercato, ci si lava la coscienza.

3) Di quale ambito filosofico ti occupi?

Studio l'ontologia, con particolare riferimento a Raimon Panikkar e alla sua critica (sacrosanta!) della "cosa in sé", e la filosofia morale che consegue dalla nozione di "Dio perverso" di Maurice Bellet. Sono i due filosofi che mi hanno cambiato la vita: del primo ricorre quest'anno il centenario della nascita, il secondo è scomparso lo scorso 5 aprile, all'età di 95 anni.

4) In cosa le hanno cambiato la vita? Il loro contributo in che modo ha influenzato la società attuale?

È presto per  dire quale potrà essere il loro impatto sulla società globale. Dal punto di vista mio personale, Panikkar mi ha liberato dalle maglie dello scientismo e mi ha insegnato che camminare (nel senso ovviamente di esperire e di incontrare) è più importante che pensare. Bellet mi ha invece insegnato che ascoltare viene prima di parlare; e che non esiste un solo cristianesimo, ma almeno due: quello del "come se", farisaico, improntato al fare-credere cose reputate buone (modo di fare che ci cambia solo esteriormente, "come se fossimo" diventati buoni) e quello del dono: quello che, di fronte al povero, non esclama "Beati i poveri!" e tira dritto, ma cede metà del suo mantello. Sono molto più vicini di quanto si potrebbe credere a una prima lettura; e andrebbero letti molto, molto, molto di più.

5) Cosa intende per liberare dallo scientismo?

Lo scientismo è quell'ideologia per la quale l'unico modo corretto di pensare e di vedere le cose e la realtà tutta (umanità compresa) è il modo della scienza. È quella "fede nella scienza" che fa dire a tanti: "La scienza farà questo e quell'altro". Ma la realtà - parafrasando Shakespeare - è molto più grande di questa convinzione tanto angusta e in fin dei conti triste. La luna è veramente solo una grossa pietra che gira attorno a noi? È a questa mera pietra che i lupi ululano nelle notti in cui non riusciamo a dormire, o c'è un di più che noi uomini - con la poesia, con la narrativa, con tutte le arti e ogni modo finora inventato per esprimerci - cerchiamo di additare sempre meglio e di più?

6) Un consiglio per chi vuole intraprendere studi filosofici?

Non c'è niente di meglio della filosofia per comprendere la realtà in cui viviamo. Una volta fato questo, però, bisogna tenere bene a mente 2 cose: la realtà non va solo compresa, ma trasformata (non c'è bisogno di scomodare Marx per capirlo); la ragione filosofica non è l'unica chiave di lettura della realtà (ogni altro punto di vista, religioso, sociologico e, perché no... scientifico, può essere altrettanto utile) e la filosofia occidentale non è l'unica filosofia che l'umanità abbia mai conosciuto.
Se vuoi studiare davvero la filosofia, allora non dimenticare il monito di Periandro di Corinto: «Abbi cura del tutto». Se queste parole non ti sono completamente estranee, sei già a metà strada.

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sabato 28 luglio 2018

#Social: La lunga rabbia - Contestazione e documenti



Non è un caso che nel titolo non abbia parlato di intervista. Questa di oggi infatti non lo sarà. C'è una pagina Facebook infatti, tale La lunga rabbia - Contestazione e documenti, legata ad un vero e proprio movimento di riscoperta storica.

Per tale motivo abbiamo deciso di raccontare questo progetto e non limitarci ad intervistare il responsabile. Questi è un 44enne di Milano con la passione per lo studio della storia recente del nostro paese è che negli ultimi 10 anni ha recuperato materiale originale relativo al "lungo '68 italiano" ossia quel periodo di lotte e rivolte che ha caratterizzato il nostro paese dal '65 agli anni '80.

Tramite volantini, fogli, ciclostilati, numeri unici, dischi, giornali, riviste, foto, opuscoli, libri e documenti l'ideatore di questo progetto vuole riportare a galla quel periodo, in tutte le sue sfaccettature, per farlo riemergere dall'oblio in cui è caduto.

Questa pagina dunque è il frutto di un percorso di raccolta. L'admin si è reso conto del potenziale rappresentato dal web e di come fosse giusto far conoscere ai più un periodo storico recente ed importante. Anche perché i numerosi utenti accorsi a dare sostegno hanno arricchito il tutto, riportando le loro testimonianze e non solo.

In tanti hanno deciso di donare ulteriore materiale da pubblicare. Inoltre sono state organizzate pubblicazioni e mostre riguardanti questi documenti, tutte accolte con entusiasmo. Ad un certo punto poi è nata una grande collaborazione con Guido Viale, fondatore di Lotta Continua, protagonista del '68 torinese.

Infatti è stato pubblicato nuovamente un suo manoscritto Il Sessantotto. Tra rivoluzione e restaurazione” uscito nel '78 per la Mazzotta arricchito proprio da 70 pagine di materiale reperito da La lunga rabbia.

Per quanto riguarda il futuro ad ottobre  una selezione di quest'archivio sarà esposto alla mostra sul '68 milanese organizzata dall’ISEC (istituto di Storia Dell ‘Età contemporanea) di Sesto San Giovanni. E per l’anno prossimo sono in previsione due mostre (una fotografica e una di manifesti), nonché un’altra iniziativa editoriale.

Gli oggetti di indagine di questo progetto sono le prime forme organizzate extraparlamentari della sinistra rivoluzionaria, passando per il '68, il movimento studentesco, le organizzazioni principali (Avanguardia Operaia, Lotta Continua, Servire il popolo, Potere Operaio), gli altri gruppi e collettivi (centri Mao Tse-Tung, Centri Karl Marx, Circoli Lenin, Fronte Unito, organizzazioni/collettivi anarchici e libertari, Avanguardia Comunista, GCR – IV° Internazionale, ….) fino all'emergere nella metà degli anni 70 dell’Autonomia Operaia diffusa (assemblee e collettivi autonomi operai, etc….) e arrivando al 1977 e all'ala creativa del Movimento (Indiani Metropolitani, collettivi, circoli del proletariato giovanile e le riviste creative Viola, "A/traverso", Zut Wow, 11 Marzo, Zizzania, etc…).

L'admin vuole lanciare un appello: chiunque abbia materiale relativo a questo periodo potrebbe contribuire alla causa donandolo a  La lunga rabbia - Contestazione e documenti.



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venerdì 27 luglio 2018

#Social: intervista a Filosofia in Movimento


Per #Social oggi abbiamo intervistato Antonio Coratti di Filosofia in Movimento. Ecco dunque che cosa ha dichiarato.

1) Come e perché nasce la vostra pagina?

In realtà, la pagina di FIM è lo spazio in cui rendiamo pubblici e, naturalmente, accessibili a tutti i contenuti che noi, come gruppo di ricerca, elaboriamo. Filosofia in movimento è, infatti, prima di tutto, un gruppo di ricerca, alquanto eterogeneo, che lavora su tematiche che gravitano intorno alla "filosofia" intesa nel senso più ampio del termine.

All'interno del gruppo di ricerca ci sono docenti universitari di lungo corso, giovani ricercatori, dottorandi, studiosi e appassionati. Da qualche anno stiamo cercando di inserire anche ragazzi giovanissimi, studenti liceali o ai primi anni universitari, coinvolgendoli nei numerosi progetti che portiamo avanti.

2) Quali sono questi progetti?

Tra i vari progetti, ce ne sono davvero molti, quello che ci impegna maggiormente da un paio d'anni a questa parte è, senza dubbio, "Lumi sul Mediterraneo.  Un progetto tutt'ora in corso, che coinvolge noi di Filosofia in movimento, l'università Sapienza di Roma, l'università di Tor Vergata, l'università di Tunisi, la rivista Micromega e altri partners.

L'idea di fondo è quella di mettere in comunicazione le due sponde del Mediterraneo
o sarebbe meglio dire, ri-mettere in comunicazione le due sponde del Mediterraneo. Il nostro progetto parte, infatti, dal mettere al centro il Mare nostrum come tavolo di dialogo e dibattito.

Cercando di rintracciare quelle tradizioni culturali, sociali, filosofiche che hanno segnato lo sviluppo delle nostre civiltà o, meglio, della nostra civiltà. Il convegno internazionale che abbiamo organizzato tra i mesi di gennaio e febbraio scorsi presso la facoltà di Filosofia di Villa Mirafiori ha rappresentato il primo momento in cui abbiamo portato all'attenzione del nostro pubblico i lavori che conducevamo da mesi.

In quell'occasione, eminenti filosofi e autori italiani si sono confrontati con gli omologhi maghrebini, aprendo un dibattito che va avanti tutt'ora. Anche in questo caso, abbiamo coinvolto anche le giovani generazioni organizzando percorsi di Alternanza - scuola lavoro.

Il nostro intento è, evidentemente, quello di costituire spazi di dialogo su temi attuali che diano conto anche della complessità degli argomenti. Le nuove generazioni tendono a uniformare il loro modo di problematizzare le questioni seguendo le modalità proprie agli strumenti comunicativi che usano quotidianamente. Ho l'impressione che, in questo modo, ci si disabitui a pensare criticamente, adottando, per lo più, strategie di comunicazione reattive più che riflessive.

3) Siete riusciti a trovare questa radice filosofica fra le varie culture del mediterraneo? Se si quali sono e come le definireste?

Si, certo. In primo luogo, la radice filosofica nasce storicamente come "legame mediterraneo". Basti pensare alla Grecia e agli influssi che la cultura egizia o fenicia ha esercitato fortemente, almeno fino a Platone. Per quanto riguarda la stretta attualità, il confronto con i filosofi tunisini che hanno partecipato al progetto (Fathi Triki, Rachida Triki, Halima Ouanada) ci ha aperto a una visione comune, per certi versi inaspettata. Abbiamo rintracciato e analizzato il concetto di "laicità" come fil rouge che lega le due sponde del Mediterraneo e ci siamo riconosciuti l'uno nell'altro.

Molto più di quanto accada spesso all'interno del contesto europeo o, addirittura, nazionale. Non parlo di concetti "astratti", parlo di concetti "vivi", parlo del tema dei diritti umani, del valore della libertà individuale, dell'emancipazione femminile. Ci sono lotte comuni che possiamo e dovremmo condurre insieme. Perché il terreno è comune.

Perché i temi che percepiamo noi quali inquinamento globale, disoccupazione giovanile, maggiori diritti civili e sociali, sono identici a quelli percepiti e vissuti sulle sponde sud del mediterraneo.

4) Ancora oggi questa laicità accomuna il Mediterraneo? In cosa lo percepite?

Certamente. Dalle lotte, dalle rivendicazioni, dalla forza e dal coraggio che spinge migliaia, decine di migliaia di persone a mettere in campo la propria vita, a rischio della morte, in ogni manifestazione di dissenso contro il potere o i "poteri".

Questi sono atteggiamenti totalmente laici, sono atteggiamenti "critici" nel senso forte del termine
La critica contro il potere a rischio della morte è, oggi, l'espressione di laicità più forte che un uomo possa mettere in campo. Forse non solo oggi, forse è stato sempre così.

5) Nella Grecia attuale cosa è sopravvissuto della filosofia antica? In cosa possiamo vederla applicata?

Non saprei davvero rispondere. Non conosco così bene la Grecia attuale, a parte la crisi economica e i suoi risvolti drammatici. L'aspetto che potrebbe essere preso in considerazione è la totale mancanza di rispetto per la nostra memoria, per la nostra storia, sottomessa senza sconti alle pure leggi economico-finanziarie.

In fondo, è lo stesso discorso cui assistiamo per la questione migratoria. I migranti sono "salvabili" solo se i conti lo permettono. La Ragione economica è la condizione strutturale da cui partire per ogni riflessione politica. Non si ragiona pensando a "chi" si ha davanti, ma se quel "chi" rientra in un piano economico preciso e già strutturato.

6) Consigli per chi vuole intraprendere studi filosofici?

Non dare ascolto a chi cercherà di dissuaderlo facendo leva sull'inutilità della filosofia.

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Profili Instagram inquietanti (FOTO)

Su Instagram possiamo trovare di tutto. Quando ci imbattiamo in certi profili ci chiediamo però cosa vogliono rappresentare e chi per davvero ci sia dietro, anche se spesso queste domande non trovano alcuna risposta.

1) gaban_90



2) theyareamongus247



4) x9629emx


5) randomsilvers









Diario di un giovane partenopeo: 'o cavere!


<<E 'o calore!... 'A notte, quanno se chiudeva 'a porta, nun se puteva rispirà.>>

Povera Filumena Marturano che aveva troppi casini per la testa e non poteva dire a Domenico Soriano: <<Ne omme e paglia, cu tutte e sorde ca te staje abbuscanno cu 'e dolce fraceca da bonanema e patete, manco 'nu ventilatore si state buono e m'accattà!>>

"O calore", "'o cavero" nel napoletano più attuale è una condizione climatica tipica dell'estate partenopea. Il caldo napoletano però non ha nulla a che vedere con quello di Madrid, di Parigi o dell'interno coscia di Bolt, per dirne una!

Come lo Spirito Santo, scende dall'alto, spolverando la sua essenza, come un diabolico parmigiano, fino ad appiccicarsi sulla pelle della povera gente, ca se fa 'nu mutuo pe pavà 'a bulletta e l'acqua, spropositatamente alta per via delle 50 docce al giorno che si fa. Ah ci sono anche quelli convinti che per davvero il deodorante funzioni 48 ore, quelle vanno isolate nei ghetti appositi.

In tanti staranno pensando che ad oggi esistono ottimi condizionatori che rinfrescano senza però indolenzire le ossa, avendo al proprio interno anche un programma di de umidificazione. Ho già detto che sono un ragazzo povero di Napoli, vero?

Per me esistono quei ventilatori in plastica e speranza per un futuro migliore, capaci di rendere ancora più calda, putrida e stagnante la stessa aria che toccano. Per me esiste una cameretta 4x4 in cui devo dormire coi miei fratelli e in cui devo fare precisi calcoli di ingegneria al fine di garantire a tutti che "l'aria". 'O juorno appriesso chi avrà un braccio rinfrescato, chi una gamba e chi una caviglia! La restante parte del corpo invece non sarà pervenuta, sciolta fra il cuscino in lana di nutria e le coperte in amianto.

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Alienazione sociale nelle opere di Alberto Massazza. Ecco l'intervista



Sui social ogni artista condivide la sua passione in vari gruppi ed espone i propri talenti. In questo modo scoviamo un nuovo modo di intendere la cultura e tracciamo il percorso verso cui poesia, musica e scrittura stanno andando.

Ecco un cantautore poeta e blogger davvero interessante: Alberto Massazza. Lo abbiamo intervistato ed abbiamo parlato della sua produzione.

1) Sei un'artista poliedrico. Vai dalla musica alla poesia passando per la scrittura. Qual è quel file rouge che accomuna tutte queste tue passioni? Sono concettualmente legate fra loro da un tuo stile personale?

Concettualmente si, come tematiche intendo, Quanto allo stile, cerco di non dare punti di riferimento, sperimentando sempre soluzioni diverse.

2) In genere quali temi tratti?

Inappartenenza, alienazione sociale, il contrasto tra autentico e stereotipo, i grandi numeri del potere, dell'amore, il disagio del talento/genio nella società di massa, la memoria in senso proustiano ecc.

3) Ti senti estraneo a questa società? Perché?

Credo che la risposta sia stata mirabilmente detta da Baudelaire in Benedizione, seconda poesia dei Fiori del male. Il disagio del poeta cantato dal genio francese un secolo e mezzo fa, oggi è cresciuto esponenzialmente. Una vita di pelle, senza filtri, tra estasi e tormento, l' unica vita che io sono in grado di vivere, oggi è ben più precaria dei tempi di Baudelaire.

4) Come descriveresti il contrasto fra autentico e stereotipo? Dove possiamo percepirlo?

L'autentico pretende che si scavi per essere raggiunto, lo stereotipo sta tutto in superficie.  L'autentico da rappresentanza, lo stereotipo si ferma alla rappresentazione. La società di massa e dei consumi, tende ad omologare, sia pure nella vastità della scelta. Io la chiamo omologazione frammentata o conformismo alternativo. In questo scenario, lo stereotipo si moltiplica e si rende più insidioso, in quanto il non fare riferimento a un' uniformità assoluta rende più difficile non confonderlo con l'autentico.

5) E come si può essere autentici oggi?

Non accontentandosi del teatrino della vita, scarnificando la propria e l' altrui vanità, evitando di nascondersi dietro le maschere delle appartenenze che non sono capaci di andare oltre la propria rappresentazione, l'autoreferenzialita.

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