lunedì 20 agosto 2018

L'incomunicabilità nell'originale corto di debutto del giovane regista Michele Saulle




Il cinema continua ad affascinare i giovani. Rappresenta una forma d'arte ancora fresca su cui si possono sperimentare tante nuove soluzioni espressive. Non è un caso che i corsi del DAMS siano sempre pieni di promettenti studenti, ricchi di fantasia e buona volontà.

Fra questi c'è il regista Michele Saulle che sta portando in giro, ottenendo grossi consensi, il suo primo cortometraggio ossia "Amarsi è capirsi" sceneggiato da Matteo Capozucca, autore anche del soggetto. Lo abbiamo intervistato e sono emersi tanti spunti interessanti.

1) Nel tuo cortometraggio "Amarsi è capirsi" il linguaggio ha un ruolo centrale. Perché è così importante oggi parlarne? Nella nostra società la comunicazione è in crisi?

Credo sia necessario parlare di linguaggio, sopratutto in questo millennio, con l’entrata dei social network e dei new media nelle nostre vite. Quello che faccio in Accademia, assieme ai miei colleghi del DAMS è lo studio del linguaggio. Ci troviamo spesso d’accordo sul fatto che il problema delle nuove generazioni è l’incomunicabilità, sicuramente influenzata sempre più massiccio dei social network nelle nostre vite. C’è spesso quel desiderio di avere quello che l’altro mostra sul proprio profilo Instagram, si tende sempre a seguire quello che l’altro ha, perché si cerca la sicurezza negli altri. 

Purtroppo noto spesso che la nostra generazione è tormentata da insicurezze e da paure nei confronti delle relazioni esterne. Su internet possiamo sostenere quello che pensiamo attribuendo la responsabilità ad un semplice nickname; nella realtà non funziona così. Ecco che diventa più difficile manifestare la propria identità con il mondo esterno. Quello che bisognerebbe fare è invece avere il coraggio di sperimentare, credere nel fallimento e non avere paura delle conseguenze.


Eppure non saprei dire effettivamente se nella nostra società la comunicazione è in crisi; questo perché è sempre in continua mutazione. Alessandro Manzoni diceva ‘ai posteri l’ardua sentenza’: sarà possibile in seguito capire se questo tipo di comunicazione gioverà o meno la collettività. La cosa importante da tenere in considerazione è la conoscenza e la consapevolezza nell'utilizzo dei social, del sapere quello che si vuole dire e di poter riconoscerne i rischi.


2) Con quale espediente nel tuo primo film mostri questo bisogno di sperimentare senza aver paura del fallimento? Il protagonista ha paura di agire?


Con Matteo Capozucca, autore di 'Amarsi è Capirsi', abbiamo cercato di non rendere il personaggio debole e indifeso nei confronti dell'incomunicabilità. Nonostante lui si renda conto di non riuscire a comunicare quello che davvero vuole esprimere se non con stupidi scioglilingua, comunque continua a lottare per manifestare i suoi pensieri, anche se questi non vengono compresi dagli altri. Riccardo, il protagonista, avrà comunque un momento di crisi profonda in quanto non riuscendo a comunicare col mondo esterno si sentirà incompreso e quindi incompleto. 

Abbiamo scelto di raccontare questa storia con un tono abbastanza leggero, ma sopratutto il momento di fallimento del protagonista è raccontato come fosse una parodia, un video che solitamente possiamo trovare su YouTube per farsi due risate;  il punto centrale su cui ci siamo voluti soffermare non è appunto il momento in cui Riccardo detiene tutte le speranze e si arrende con l'intero mondo, ma al contrario, abbiamo cercato di dare un tono più 'serioso' all'ultima scena, quando Riccardo dice alla ragazza della festa 'Ti amo', esternando quindi quello che davvero sente. Per Riccardo è una grande vittoria, nonostante la ragazza non lo ascoltasse perché dormiva.

3) Quindi un argomento forte trasportato con toni molto leggeri? Ad oggi pensi sia questa la soluzione migliore per far riflettere il pubblico?

Credo sia uno dei 'metodi' più incisivi per trasmettere un messaggio al pubblico. L’intenzione è comunque stata quella di far divertire e rasserenare lo spettatore, ma allo stesso tempo di far riflettere. La commedia funziona proprio per questo motivo, aiuta a comunicare importanti messaggi attraverso la leggerezza. Tutto è nato da una traccia avuta in accademia dalla docente di dizione Sabrina Dodaro che prevedeva la realizzazione di un corto partendo da scioglilingua divertenti. Di conseguenza abbiamo pensato che anche il corto dovesse avere la stessa leggerezza.

4) Dove avete proiettato il corto? Come è stato accolto? La critica come ha recepito il tuo stile?

Il corto è stato innanzitutto proiettato all'open class di dizione della docente Sabrina Dodaro, presso la nostra accademia Link Campus University, a Roma. Qualche giorno dopo è stato pubblicato su YouTube e grazie a questo, recentemente siamo stati invitati dall'associazione Just Imagine a far parte della terza edizione di Arena Rogadeo a Bitonto. Qui è stato proiettato 'Amarsi è Capirsi' ed è stato interessante discutere sulle tematiche del corto, assieme all'autore Matteo Capozucca e ad alcuni degli attori che hanno partecipato al progetto. Siamo stati intervistati dal giornalista e direttore del “da Bitonto” Mario Sicolo e grazie all'intervento della psicologa Lucia Elia è stato possibile addentrarsi sempre più sul concetto intrinseco di incomunicabilità nelle nuove generazioni. Il corto ha ricevuto parecchi apprezzamenti positivi e sono stati apprezzati diversi aspetti che non credevamo riuscissimo a comunicare.

5) Progetti futuri?

Per quanto riguarda i progetti futuri, ho intenzione di proseguire con il mio percorso di studi in DAMS e COMUNICAZIONE presso la Link Campus University. Ci sono in cantiere nuovi progetti che abbiamo intenzione di realizzare; uno tra tutti è 'STENDHAL', una web-series realizzata con Luca Siragusa, autore del progetto, nonché regista. Sono a lavoro per la realizzazione di nuovi video musicali con artisti emergenti di Roma. Domani uscirà 'Wonderland', un videoclip musicale del rapper Broma e sto lavorando ad un nuovo progetto con Pheelow.



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