venerdì 20 luglio 2018

Essere se stessi o cambiare per gli altri?


Nell'articolo precedente vi ho spiegato l'origine del nome di questo blog. La nostra società, facendoci fare troppo e male, ci condanna alla creazione di una serie di persone interiori, condomini che di volta in volta prendono le redini della nostra coscienza.

Essere se stessi diventa quindi davvero complesso anche a causa del fatto che un "se stessi" potrebbe non esistere più. In realtà ciò è impossibile per troppe ragioni. Per una questione di patrimonio genetico che non solo fisicamente ma anche psicologicamente ci rende unici ed irripetibili; per una questione di specificità estrema dell'esperienze di vita di ognuno di noi; per il fatto che, almeno fino ad una certa età e si spera quanto più tardi possibile lo strafare, il multitasking, non entra nelle nostre esistenze.

Quindi nel marasma della nostra convulsa interiorità un briciolo di identità, di quella nostra unicità alla quale diamo il nome di "se stessi", c'è e va scovata. Per farlo bisogna annoiarsi, si deve cioè porre tra parentesi lo strafare, condannare se stessi a momenti o meglio ancora a giornate di pura noia.
In questo modo si ha la possibilità di parlare con se stessi, riuscendo a definire i propri gusti, i propri desideri, di fantasticare sul proprio futuro, delineando dunque anche la persona che si vuole essere un domani ma capendo sopratutto cosa si è oggi, quali sono i propri limiti e le proprie potenzialità.

Eppure, questa società che ci pone ogni giorno la necessità di entrare in contatto con tanti tipi diversi di persone, ci inculca nello stesso momento, quasi a volerci sfiancare su ogni fronte, ideali stantii e privi di fondamento, imponendo valori che invece di favorire la nostra crescita e il nostro benessere risultano essere deleteri. Da bambini ci insegnano infatti che bisogna "essere se stessi" e non bisogna cambiare per gli altri. In realtà è chiaro che questo messaggio è un invito a non farsi trascinare in brutte situazioni ne ad inseguire ideali di perfezioni che portano a sconforto psicologico e a danno fisico.

Siamo sicuri però che sostenere di "essere se stessi", chiudendosi a riccio, evitando cioè ogni confronto con l'altro da se, privandosi di qualsiasi forma di autocritica, sostenendo che non si è perfetti ma che si è se stessi e che dunque se non si piace agli altri è perché gli altri non capiscono, non apprezzano e mai lo faranno, questo "se stesso" che indossiamo a mo' di zavorra, sia un fatto positivo?

Chiariamo subito una cosa. Inseguire un'idea di bellezza, imposto da media irresponsabili, danneggiando la propria armonia psichica, il proprio corpo e il proprio organismo è sbagliato. Insomma è vero ed è giusto avere qualche chilo in più ma essere felici e non viceversa.
Tuttavia il miglioramento va di pari passi col cambiamento ed ancor di più con l'ammissione che una certa convinzione era sbagliata. Ammettere che certi atteggiamenti hanno causato più problemi che altro e scegliere di fare diversamente, anche in maniera radicale, può significare tanto benessere.

Modifiche che possiamo però sviluppare solo grazie ad un confronto, talora anche duro, con l'altro.
Perché non piaccio? Questa domanda rivolta a se nella maniera più sincera e vorace, rappresenta un buon punto di partenza. Ripeto che non si tratta di omologazione ma di godere dell'apprezzamento altrui, di felicità in un certo senso, anche perché la socialità rientra tra i bisogni primari e primitivi dell'essere umano. L'estrema forma di questo comportamento scatena la spersonalizzazione e la totale perdita di coscienza per cui poi si segue la moda in maniera sfrenata, ma dall'altro lato c'è l'assoluta trascuratezza e l'isolamento sociale. Insomma come al solito ci ritroviamo in un profondo bipolarismo e l'individuo contemporaneo è chiamato a trovare un equilibrio!

Dunque quell'identità che scopriamo con la noia deve essere il contenuto ma il veicolo con cui possiamo colpire gli altri, portandola dunque a farla conoscere al nostro potenziale pubblico ossia gli altri si forma col tempo, col costante confronto con gli altri, scoprendo cosa possa piacere e cosa no, imparando a rapportarsi con gli altri.

L'articolo ti è piaciuto? Ti interessa sostenere il progetto? Allora potresti fare due semplici cose per aiutarmi a crescere. Potresti cliccare "mi piace" sulla pagina Facebook del blog ed iscriverti al gruppo ufficiale, in entrambi i casi per non perderti nessuna novità!

Nessun commento:

Posta un commento