venerdì 27 luglio 2018

Diario di un giovane partenopeo: 'o cavere!


<<E 'o calore!... 'A notte, quanno se chiudeva 'a porta, nun se puteva rispirà.>>

Povera Filumena Marturano che aveva troppi casini per la testa e non poteva dire a Domenico Soriano: <<Ne omme e paglia, cu tutte e sorde ca te staje abbuscanno cu 'e dolce fraceca da bonanema e patete, manco 'nu ventilatore si state buono e m'accattà!>>

"O calore", "'o cavero" nel napoletano più attuale è una condizione climatica tipica dell'estate partenopea. Il caldo napoletano però non ha nulla a che vedere con quello di Madrid, di Parigi o dell'interno coscia di Bolt, per dirne una!

Come lo Spirito Santo, scende dall'alto, spolverando la sua essenza, come un diabolico parmigiano, fino ad appiccicarsi sulla pelle della povera gente, ca se fa 'nu mutuo pe pavà 'a bulletta e l'acqua, spropositatamente alta per via delle 50 docce al giorno che si fa. Ah ci sono anche quelli convinti che per davvero il deodorante funzioni 48 ore, quelle vanno isolate nei ghetti appositi.

In tanti staranno pensando che ad oggi esistono ottimi condizionatori che rinfrescano senza però indolenzire le ossa, avendo al proprio interno anche un programma di de umidificazione. Ho già detto che sono un ragazzo povero di Napoli, vero?

Per me esistono quei ventilatori in plastica e speranza per un futuro migliore, capaci di rendere ancora più calda, putrida e stagnante la stessa aria che toccano. Per me esiste una cameretta 4x4 in cui devo dormire coi miei fratelli e in cui devo fare precisi calcoli di ingegneria al fine di garantire a tutti che "l'aria". 'O juorno appriesso chi avrà un braccio rinfrescato, chi una gamba e chi una caviglia! La restante parte del corpo invece non sarà pervenuta, sciolta fra il cuscino in lana di nutria e le coperte in amianto.

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