sabato 21 luglio 2018

5 persone fuggite dalla Corea del Nord



La Corea del Nord vive una condizione socio - politica allarmante. A detta delle grandi organizzazioni umanitarie quella di Kim Jonh- Un è una dittatura a tutti gli effetti. In questi ultimi tempi i media italiani hanno riportato diverse testimonianze di persone scappate da quel paese. Ne abbiamo raccolte 5. Ecco dunque cosa hanno raccontato queste 5 persone fuggite dalla Corea del Nord.

1) SOLDATO DISSERTORE

Come riportato da Repubblica un soldato appartenente ad un élite coreana, preso dalla disperazione, ha scelto di riparare nella vicina Corea del Sud, la quale vive invece in un ordinario regime democratico.

La fonte ha scelto per ragioni di sicurezza di non riportare il nome ma invece ha deciso di narrare la sua particolare storia, dalle sfumature molto agghiaccianti. Quando infatti gli altri militari hanno capito cosa intendesse fare, lo hanno colpito con 50 proiettili.

I medici sudcoreani lo hanno subito sottoposto ad un intervento chirurgo d'urgenza. Ebbene nel suo corpo sono state rinvenute dozzine di parassiti. I media sudcoreani hanno spiegato che se una persona alta in grado presenta questa condizione di salute, nessuno mai può immaginare lo stato di salute del resto della popolazione.

2) LAVAGGIO DEL CERVELLO

Daniel è un nord coreano che è fuggito dal suo paese ed ha una vita ordinaria negli U.S.A. Ciò che tutt'ora racconta fa rabbrividire. Quando aveva 11 anni egli, come il resto della popolazione, era convinto che il dittatore fosse un essere divino, il quale non aveva bisogno di nutrirsi e di andare in bagno, insomma di svolgere attività fisiologiche tipiche del genere umano.

Una prima fuga in Cina, come riporta News Vice, ha permesso di fargli aprire gli occhi. Da quell'istante infatti si è reso conto che tutta la popolazione della Corea del Nord, dalla nascita, viene sottoposta ad un vero e proprio lavaggio del cervello. Se non si entra a contatto con un'altra realtà è impossibile rendersene conto.

Daniel ha avuto anche modo di parlare del fatto che tutti i nordcoreani, già in tenera età, sono obbligati a lavorare e studiare per tutta la giornata ed è ciò che contribuisce al loro schiavismo mentale.

3) NATO IN PRIGIONE

Shin Dong- Hyuk è nato in prigione. I dissidenti politici sono visti di cattivissimo occhio dal regime ed esistono per loro punizioni davvero severe. Può dunque capitare che un individuo sia destinato a passare la vita in un campo di prigionia, condannato a passare il resto dei giorni ai lavori forzati. E se una donna ridotta a ciò partorisse un figlio?

Sul Corriere si legge l'incredibile testimonianza di questo ragazzo, fuggito dal Campo 14. Egli è nato in un campo di internamento e nessuno gli ha mai spiegato perché dovesse stare la dentro dalla tenera età, senza alcuna possibilità di fuga.

Stare sempre in quel contesto ti fa credere che tutto il pianeta sia diviso in militari e prigionieri. Ha parlato delle violenze che ha subito lì tutti i giorni e di altri dettagli pazzeschi nella sua biografia: Fuga dal campo 14.

4) PARLARE POCO

Io Donna riporta una testimonianza davvero significativa che fa comprendere alle persone in che modo operi un regime dittatoriale oggi giorno, di cui si sa pochissimo. Hyeonseo Lee trova difficoltà a parlare tanto, nonostante sia una celebre attivista per i diritti dei nord coreani, fuggita dal regime di Kim e malgrado abbia scritto un'importante autobiografia a riguardo.

La ragione sta nel fatto che nel suo paese d'origine già da bambini s'impara a trattenere le parole, a non farle uscire fuori di istinto. Basta un termine, un espressione sgradita e si può essere puniti in maniera crudele ed esemplare. Quello di Kim è il regime del sospetto eppure in tanti, come lei stessa racconta, hanno sperato che col suo arrivo qualcosa cambiasse.

Avendo studiato in Svizzera si credeva che potesse avere un'idea diversa di governo. Invece non è cambiato nulla. Inoltre l'attivista spiega che in tanti sono troppo abituati a quella schiavitù e una volta fuggiti sono colti da un mondo così diverso da desiderare di ritornare in patria, nonostante la consapevolezza che li aspetti la prigionia se non la morte.

5) VIVO PER MIRACOLO

Ji porta sempre con se le sue stampelle. Sono un simbolo concreto, un ricordo di quando per un soffio è sfuggito alla morte. Durante gli anni '90 ci fu una forte carestia. Con la sua famiglia salì su un treno per cercare di rubare del carbone.

Stanchezza e fame lo portarono a svenire. Come riporta Il Post quando rinvenne scopri che le rotaie gli avevano tranciato tre dita e che la gamba era rimasta attaccata grazie ad un solo tendine. Grazie alle sue urla fu ritrovato dalla sorella che riuscì a portarlo in salvo.

Col tempo da alcuni soldati nordcoreani si sentì dire che egli rappresentava una vergogna per il paese in quanto disabile. Attualmente ha fondato un gruppo di attivisti per la questione nordcoreana.

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