mercoledì 4 luglio 2018

Vi consiglio un libro: Maleficus di Emma Locatelli


Che cosa è e deve essere un romanzo storico? Immaginate un insegnante di storia che per attirare l'attenzione degli studenti cerca in tutti i modi di incrementare l'aspetto performativo delle proprie spiegazioni. Esempi, aneddoti, battute sferzanti e tutto ciò che può, con leggerezza, far immedesimare gli alunni nel periodo storico spiegato!

Vogliamo raccontare un'epoca e dobbiamo immedesimarci in questa, per tante ragioni. Se viviamo ad es. la sofferenza con tecnica narrativa adeguata delle streghe arse al rogo dubito che ci verrebbe la voglia di tornare ad un certo periodo storico. E poi un buon romanzo storico è proprio come un buon film dello stesso genere.

La curiosità di capire come si viveva in passato e come la popolazione accoglieva le vicissitudini che noi abbiamo solo letto è davvero tanta. Se dunque un romanzo storico riesce a far ciò è davvero di qualità. Maleficus riesce in questa impresa e va anche oltre!

Perché Emma Locatelli prende l'emotività del lettore coi suoi dialoghi e le esalta. Non sceglie un'ambientazione solidificata. Non sceglie cioè il pieno Medioevo in una città principale. Sceglie un periodo di transizione e lo sposta in una città di confine, un paese che dalle sue mura guarda la modernità avanzare e si chiude nella sicurezza delle sue tradizioni per quanto oscurantiste e torbide.

La storia è forte per tante ragioni. Non solo perché entra in gioco un assassino seriale, cosa che tra l'altro consente un ponte fra il lettore contemporaneo e l'epoca narrata. Il discorso è che la follia inquisitoria di quegli anni entra d'impatto e si fonde nel contesto già spaventoso di per se. A far vittime dunque ci pensa non solo il folle ma anche le istituzioni che dovrebbero invece difendere il cittadino.

La condizione claustrofobica impiglia la mente del lettore. I personaggi sono disorientati in un labirinto ricco di trappole mortali e sopravvivere è davvero difficile. Anche perché i cittadini in questione vivono un profondo handicap:la propria ignoranza!

Il finale non è consolatorio perché non può esserlo. Riesce anzi a ricordare quanto importante sia non tornare indietro ma puntare verso una società sempre più aperta e responsabile!

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