lunedì 2 luglio 2018

Cattolici dovreste lottare con i gay e non contro di loro!


Partendo dal presupposto che esistono tantissimi LGBT cattolici, così come ci sono tanti credenti gay friendly. Questo discorso vale dunque per quelle persone che, per amore verso la loro fede, scelgono la strada dell'intolleranza e dell'omofobia, talvolta in maniera violenta.

I cattolici dovrebbero sfilare al fianco dei gay, delle lesbiche, dei bisessuali, dei transgender, dei transessuali, degli asessuali, dei bisessuali, dei pansessuali, dei queer e delle famiglie arcobaleno durante i Pride e non pregare contro di questi.

La ragione è semplice. In quel momento quelle persone stanno lottando anche per i diritti dei cattolici. Cosa si chiede con una manifestazione del genere? E in generale per cosa lotta la comunity LGBT? Si batte affinché la spiritualità non soffochi la dignità di un individuo. Le donne che pregano il Santo Rosario per "liberare i gay dalla loro malattia" dovrebbero ricordare quale ruolo ha previsto per loro la Chiesa in tutti questi anni.

Vorrei tanto che tornassero in vita le loro antenate e vorrei sentire tutte quante loro parlare, al fine di scoprire se per davvero, nel profondo della loro volontà, erano contente di essere considerate inferiori ai loro uomini e costrette a sopportare ogni loro comando, pena l'ira divina! Ad oggi cosa chiedono gli LGBT se non una parità anche spirituale per tutti gli individui, senza cioè che la propria razza, il proprio sesso, il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere possa stabilire delle inutili gerarchie di valore e di consequenziale potere nell'ambito del cattolicesimo?

Le religiose dovrebbero chiedersi perché mai per loro non c'è la possibilità di accesso alle alte cariche del clero e nello specifico perché il Papa debba essere necessariamente un uomo. Al Pride si chiede che uomo e donna in qualsiasi ambito abbiano gli stessi diritti e le stesse possibilità. Quante donne cattoliche a lavoro sono state discriminate a causa del fatto che rappresentano un "rischio aziendale"? Perché mai i loro stipendi sono mediamente più bassi e perché non vengono assunte? Sarà forse che il diritto alla maternità a certi imprenditori proprio non va giù? Una donna cattolica al Pride potrebbe trovare un'occasione preziosa di rivendicare il suo diritto al lavoro e al sostegno nel caso, per volontà della Natura, venga chiamata a mettere al mondo un altro essere umano!

I cattolici dovrebbero sapere che per anni i movimenti LGBT+ hanno lottato per la diffusione dell'educazione sessuale e dell'uso dei preservativi che un'etica bigotta tendeva a mettere in ombra. E se ad oggi, rispetto al passato, loro ma sopratutto i loro figli sanno cosa significhi "sesso sicuro", contrasto all'HIV e a tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili, lo devono a quegli attivisti gay, lesbiche e trans che hanno portato avanti questa battaglia, nonostante non li appoggiasse nessuno. Al contrario anzi una società cattolica del passato li convinceva che certi problemi riguardassero solo i gay e che gli etero non potevano essere sieropositivi, ne potevano ammalarsi di sifilide e quant'altro.

Insomma la battaglia LGBT non riguarda solo la comunity stessa ma tutti gli esseri umani e fra questi i cattolici i quali dovrebbero iniziare ad unirsi in battaglia con loro al fine del miglioramento globale del genere umano.


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