venerdì 27 luglio 2018

#Social: intervista a Filosofia in Movimento


Per #Social oggi abbiamo intervistato Antonio Coratti di Filosofia in Movimento. Ecco dunque che cosa ha dichiarato.

1) Come e perché nasce la vostra pagina?

In realtà, la pagina di FIM è lo spazio in cui rendiamo pubblici e, naturalmente, accessibili a tutti i contenuti che noi, come gruppo di ricerca, elaboriamo. Filosofia in movimento è, infatti, prima di tutto, un gruppo di ricerca, alquanto eterogeneo, che lavora su tematiche che gravitano intorno alla "filosofia" intesa nel senso più ampio del termine.

All'interno del gruppo di ricerca ci sono docenti universitari di lungo corso, giovani ricercatori, dottorandi, studiosi e appassionati. Da qualche anno stiamo cercando di inserire anche ragazzi giovanissimi, studenti liceali o ai primi anni universitari, coinvolgendoli nei numerosi progetti che portiamo avanti.

2) Quali sono questi progetti?

Tra i vari progetti, ce ne sono davvero molti, quello che ci impegna maggiormente da un paio d'anni a questa parte è, senza dubbio, "Lumi sul Mediterraneo.  Un progetto tutt'ora in corso, che coinvolge noi di Filosofia in movimento, l'università Sapienza di Roma, l'università di Tor Vergata, l'università di Tunisi, la rivista Micromega e altri partners.

L'idea di fondo è quella di mettere in comunicazione le due sponde del Mediterraneo
o sarebbe meglio dire, ri-mettere in comunicazione le due sponde del Mediterraneo. Il nostro progetto parte, infatti, dal mettere al centro il Mare nostrum come tavolo di dialogo e dibattito.

Cercando di rintracciare quelle tradizioni culturali, sociali, filosofiche che hanno segnato lo sviluppo delle nostre civiltà o, meglio, della nostra civiltà. Il convegno internazionale che abbiamo organizzato tra i mesi di gennaio e febbraio scorsi presso la facoltà di Filosofia di Villa Mirafiori ha rappresentato il primo momento in cui abbiamo portato all'attenzione del nostro pubblico i lavori che conducevamo da mesi.

In quell'occasione, eminenti filosofi e autori italiani si sono confrontati con gli omologhi maghrebini, aprendo un dibattito che va avanti tutt'ora. Anche in questo caso, abbiamo coinvolto anche le giovani generazioni organizzando percorsi di Alternanza - scuola lavoro.

Il nostro intento è, evidentemente, quello di costituire spazi di dialogo su temi attuali che diano conto anche della complessità degli argomenti. Le nuove generazioni tendono a uniformare il loro modo di problematizzare le questioni seguendo le modalità proprie agli strumenti comunicativi che usano quotidianamente. Ho l'impressione che, in questo modo, ci si disabitui a pensare criticamente, adottando, per lo più, strategie di comunicazione reattive più che riflessive.

3) Siete riusciti a trovare questa radice filosofica fra le varie culture del mediterraneo? Se si quali sono e come le definireste?

Si, certo. In primo luogo, la radice filosofica nasce storicamente come "legame mediterraneo". Basti pensare alla Grecia e agli influssi che la cultura egizia o fenicia ha esercitato fortemente, almeno fino a Platone. Per quanto riguarda la stretta attualità, il confronto con i filosofi tunisini che hanno partecipato al progetto (Fathi Triki, Rachida Triki, Halima Ouanada) ci ha aperto a una visione comune, per certi versi inaspettata. Abbiamo rintracciato e analizzato il concetto di "laicità" come fil rouge che lega le due sponde del Mediterraneo e ci siamo riconosciuti l'uno nell'altro.

Molto più di quanto accada spesso all'interno del contesto europeo o, addirittura, nazionale. Non parlo di concetti "astratti", parlo di concetti "vivi", parlo del tema dei diritti umani, del valore della libertà individuale, dell'emancipazione femminile. Ci sono lotte comuni che possiamo e dovremmo condurre insieme. Perché il terreno è comune.

Perché i temi che percepiamo noi quali inquinamento globale, disoccupazione giovanile, maggiori diritti civili e sociali, sono identici a quelli percepiti e vissuti sulle sponde sud del mediterraneo.

4) Ancora oggi questa laicità accomuna il Mediterraneo? In cosa lo percepite?

Certamente. Dalle lotte, dalle rivendicazioni, dalla forza e dal coraggio che spinge migliaia, decine di migliaia di persone a mettere in campo la propria vita, a rischio della morte, in ogni manifestazione di dissenso contro il potere o i "poteri".

Questi sono atteggiamenti totalmente laici, sono atteggiamenti "critici" nel senso forte del termine
La critica contro il potere a rischio della morte è, oggi, l'espressione di laicità più forte che un uomo possa mettere in campo. Forse non solo oggi, forse è stato sempre così.

5) Nella Grecia attuale cosa è sopravvissuto della filosofia antica? In cosa possiamo vederla applicata?

Non saprei davvero rispondere. Non conosco così bene la Grecia attuale, a parte la crisi economica e i suoi risvolti drammatici. L'aspetto che potrebbe essere preso in considerazione è la totale mancanza di rispetto per la nostra memoria, per la nostra storia, sottomessa senza sconti alle pure leggi economico-finanziarie.

In fondo, è lo stesso discorso cui assistiamo per la questione migratoria. I migranti sono "salvabili" solo se i conti lo permettono. La Ragione economica è la condizione strutturale da cui partire per ogni riflessione politica. Non si ragiona pensando a "chi" si ha davanti, ma se quel "chi" rientra in un piano economico preciso e già strutturato.

6) Consigli per chi vuole intraprendere studi filosofici?

Non dare ascolto a chi cercherà di dissuaderlo facendo leva sull'inutilità della filosofia.

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