giovedì 19 luglio 2018

#Social: intervista a No ai cuozzi, le vrenzole e i napoletani anti Napoli


Continuiamo con la nostra rubrica #Social. Oggi parliamo di No ai cuozzi, le vrenzole e i napoletani anti Napoli

1) Parlami della tua pagina

La pagina venne fuori da una presa di coscienza: a Napoli interi quartieri vivono e dettano una mentalità deviata, quella dell'essere "omm". Per queste persone per essere uomo, un vero uomo, devi avere determinate caratteristiche: prepotenza, soldi, strafottenza, rispetto (che nasce dalla paura), omertà, disprezzo delle regole e via dicendo. Se non possiedi queste caratteristiche "Nun sì omm", "Sì nu scem".

La domanda allora fu: come si può distruggere una mentalità sbagliata? La risposta fu semplice: mostrando la pochezza, la bassezza, la ridicolaggine di quello che questa mentalità produce e mettendo invece in risalto la convenienza di un altro tipo di mentalità completamente opposta. Con tanta ironia, perché quello che conquista le persone non sono le lunghe prediche...

C'è una frase di Antoine de Saint-Exupéry che sintetizza questo: 
"Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini solo per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito." 
La pagina è nata così!

2) Col tempo sentite di aver smantellato in parte questa mentalità?

In tutta onestà sì ... non solo noi eh! Secondo me i social hanno giocato un grande ruolo, le persone hanno avuto modo di confrontarsi con qualcosa di diverso dell'unico orizzonte rappresentato dal quartiere, dal rione ... essere un "guappo" oggi è un po' meno di moda.

3) Qual è l'origine di questa mentalità sbagliata?

Tanti fattori: storici, sociali, economici...
Tutto si sintetizza in una sub cultura basata sull' "immediatezza", sull' "ora", senza considerare il dopo, senza considerare le conseguenze. 
ADESSO ho bisogno di soldi, lascio la scuola perché non me li fornisce. ORA ho bisogno dell'iPhone, faccio una rapina, poi si vedrà come va a finire. Il dopo non è contemplato, costruire per un dopo non è contemplato, la fatica, il sacrificio per poi godere in seguito degli sforzi fatti non sono contemplati. È un problema nazionale, forse mondiale, sia chiaro! 

A Napoli però, in intere frange della popolazione, i genitori non si oppongono alla decisione dei figli, anzi la approvano. Un ragazzo che studia è "nu bravo guaglione", ma "o bravo guaglione è nu scemo", "sta perdenno o tiempo". Poi ovviamente 'o bravo guaglione magari trova un lavoro e si sistema mentre l'altro fa il ragazzo del fruttivendolo (quando va bene), però loro non ci pensano, per ora non importa. Per cui si ritrovano a vent'anni a non saper fare nulla; non sanno inviare una mail, non sanno usare un Word, un Excel, a stento riescono a scrivere...triste.

4) Come possiamo recuperare questi ragazzi?

Bisogna innanzitutto mostrare loro la pochezza e la poca convenienza della vita che fanno e di conseguenza mostrare il lato opposto: la bellezza.
In fin dei conti perché uno sceglie una cosa piuttosto che un'altra? Per un meglio, per un bene, una bellezza. Il fatto però è che bisogna educarsi alla bellezza, in tutto. Anche quando bevi un vino, se non conosci i vini, se non sei educato al gusto, non capisci se è buono. Alcune cose sono più evidenti, altre molto meno.
Così è per tutti e così è per loro. 
Bisogna educare alla bellezza.

5) La scuola oggi non riesce a portare avanti questo tipo di educazione?

I professori che insegnano questo ci sono, ma non sono molti. Alcuni puntano all'insegnamento pensando di lavorare poco,  ma i veri professori lavorano più degli altri. L'insegnamento non è un mestiere, è una vocazione. L'insegnante deve aiutare a guardare e spesso deve sopperire alle mancanze dei genitori. Molti invece arrivano a insegnare già stanchi con la complicità di un sistema statale scolastico che ti spompa tutte le energie prima ancora di arrivare alla cattedra.

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